Un film sulla pedofilia ma con diverse ombre

Una pellicola dedicata «al fondo oscuro di ognuno di noi», nella quale però la materia cresce e prevarica la storia di Massimo Giraldi

Due dei tre film italiani in concorso all’ultima Mostra di Venezia sono già sugli schermi e, accanto a «I giorni dell’abbandono» di Faenza, è all’esame del pubblico anche «La bestia nel cuore» che Cristina Comencini (nella foto) ha tratto dal proprio, recente romanzo. È la storia di Sabina, doppiatrice, che vive con Franco, attore, e una notte ha un incubo che sembra rimandare ad un episodio angoscioso avvenuto quando lei era ancora bambina. Impaurita e incapace di darsi spiegazioni, solo più tardi Sabina saprà dal fratello che entrambi sono stati vittime delle maniacali attenzioni riservate loro dal padre, avvenute nel silenzio terrorizzato della madre. «Volevo raccontare il fondo oscuro di ognuno di noi» dice la regista, forse generalizzando un po’ troppo. Certo quello della pedofilia tra le mura domestiche è un argomento su cui non si può mai scherzare. Ma, come se non fosse sufficiente, il racconto mette in campo anche l’handicap della cecità, l’omosessualità femminile, i matrimoni finiti, la televisione che degrada chi la fa. La materia cresce e prevarica la storia. Il dramma fatica a commuovere. Prevale il didascalismo. L’errore è quello di voler cercare a tutti i costi il consenso.

25 settembre

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