Tiziano Terzani: l’uomo, il giornalista, lo scrittore

Una mostra fotografica a Palazzo Incontro, curata dal figlio Folco, racconta i trent’anni trascorsi in Asia. Nelle sale il film ispirato all’ultimo libro di Francesca Romana Cicero

Sono Anam, uno senza nome, senza storia, senza passato. Mi sono spogliato di tutti i miei desideri e li ho gettati sul crinale dell’Himalaya per scoprire di essere parte di una gloriosa bellezza che è la vita umana, circolare, e non direzionale, nel suo destino temporale. Una vita che non finisce, ma ricomincia nell’Essere. Una vita che pare concludersi nel suo percorso terreno, ma che poi ricomincia il suo ciclo e sviluppo, come un seme che cade quasi per caso sulla terra, ma dentro di esso contiene già un albero enorme. Sono stato un uomo, uno scrittore e un giornalista fuori dagli schemi alla ricerca della verità per contribuire a formare l’opinione di chi mi leggeva.

La mia storia è cominciata in un letto in via Pisana a Firenze, nella modesta casa di mio padre, ed è proseguita con gli studi in Legge alla Normale di Pisa, l’attività di corrispondente estero per “Der Spiegel”, e poi le collaborazioni con importanti testate giornalistiche italiane. Ho approfittato della naturale propensione per le lingue per partire e vivere lontano dall’Occidente rassicurante, con la convinzione che il mondo sia pieno di cose da scoprire con coraggio e determinazione, fantasia e curiosità. Ho vissuto sulle orme di altri uomini, alla ricerca di idee e storie da raccontare, i grandi avvenimenti degli ultimi 50anni, chiedendomi quali mai potessero essere le ragioni della guerra. Non ho preteso se non di essere un seminatore di ricordi, esperienze, colori, odori, immagini. Ho scelto di essere me stesso per scoprire di non essere nessuno.

Questa è la testimonianza – liberamente ispirata alle parole contenute nei suoi libri – che Tiziano Terzani ci ha voluto lasciare dopo una vita spesa, al di là delle posizioni ideologiche, nella convinzione che una conoscenza reciproca tra popoli e culture favorisca una coesistenza pacifica e rispettosa delle differenze e dignità altrui. Una filosofia di vita dal sapore orientale semplice, a tal punto da essere compresa e apprezzata da tanti estimatori, ma maturata nel corso di una vita, vissuta viaggiando con un taccuino per gli appunti in tasca e una macchina fotografica al collo (ha sempre preferito essere in prima persona a catturare immagini) tentando di ‘farsi un nome’, per poi decidere di concluderla come il “senza nome” perché “La fine è il mio inizio”. È il titolo efficace dell’ultimo libro di Terzani – 12 edizioni e 600.000 copie –, da cui è tratto il film omonimo per la regia di Jo Baier, distribuito da Fandango: una lunga intervista rilasciata al figlio Folco, una sorta di testamento spirituale dettato negli ultimi giorni della sua vita, segnata ormai dal cancro, all’Orsigna, vicino alla sua casetta tibetana.

Un documento che racchiude lo stile di vita e il suo mondo, di cui uno spaccato è offerto nella mostra fotografica, da pochi giorni inaugurata nelle sale di Palazzo Incontro in concomitanza con l’uscita del film, incentrata sui suoi reportage in Asia. In mostra un centinaio di foto che ricostruiscono la storia di Terzani uomo, scrittore e giornalista. Le immagini – alcune piuttosto forti – sono accompagnate da sue considerazioni e riflessioni (una, ahimè, con un errore ortografico in bella vista), talvolta di non facile lettura nonostante la semplicità spartana dell’allestimento, data la posizione delle luci e i caratteri prescelti. Completa l’esposizione un filmato (piuttosto lungo). Il percorso si snoda su due piani.

“Tiziano Terzani. Clic! 30 anni d’Asia. La mostra”. Fino al 29 maggio 2011 c/o Palazzo Incontro, via dei Prefetti, 22 (accesso dalla biblioteca, piano primo). Curatore: Folco Terzani.Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì. Ingresso: biglietto intero 6 euro, ridotto 4 euro. Informazioni: tel. 06.32810.

29 marzo 2011

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