“Ti amerò sempre”: quando il dolore si fa “prigione”

Il regista esordiente Philippe Claudel dirige questo film di forte impatto emotivo. Kristin Scott Thomas nei panni della protagonista Juliette di Massimo Giraldi

Ecco un film di forte impatto su un tema delicatissimo trattato con grande misura. Si tratta di “Ti amerò sempre”, una produzione francese diretta da Philippe Claudel, regista esordiente.

Juliette, dopo aver scontato 15 anni di carcere, viene accolta dalla sorella Liz nella casa di provincia dove vive con il marito e le loro due bambine adottive. Veniamo a sapere solo più avanti che Lisa ha ucciso il figlioletto appena nato in quanto colpito da una incurabile malattia. Quando il passato emerge, per la donna diventa difficile gestire i rapporti con gli altri. La chiave di lettura del racconto è nella frase finale pronunciata dalla protagonista: «La vera prigione la porto dentro di me per sempre».

Juliette dunque ha commesso il delitto più grande (ha ucciso il figlio) e la condanna che la società le ha inflitto diventa una semplice convenzione, quasi un atto burocratico che alla fine le restituisce la libertà fisica. Ma per lei la libertà, quella vera, interiore, piena, non arriverà, forse mai più. L’azione commessa non ha possibili riscatti, resta dentro, attaccata nel fondo del cuore. Così il copione diventa la cronaca straziata di un dolore inarrestabile, di un gesto che non trova comunque giustificazioni. Un ruolo difficile, reso autentico dalla interpretazione sofferta e vera di Kristin Scott Thomas nel ruolo di Juliette.

9 febbraio 2009

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