«Super 8», omaggio al cinema fiaba

La pellicola di Jim Abrams, tra finzione e realtà, nel segno di una fantascienza sottile e stratificata, dove il tono della favola crea emozione e partecipazione di Massimo Giraldi

Mentre al Lido di Venezia scorrono i titoli in gara per il Leone d’oro 2011, merita segnalare un film di imminente uscita sugli schermi. È Super 8, omaggio, lo diciamo subito, al cinema-fiaba. La storia si apre sull’estate del 1979 in una cittadina dell’Ohio (l’America di provincia, quella nascosta), dove sei ragazzini sono più che mai decisi a dare seguito al loro progetto: realizzare un film sugli zombi. Scavalcando il controllo dei genitori, una sera girano una scena nelle vicinanze della stazione. All’improvviso su un binario vicino succede un catastrofico incidente ferroviario. Tutti scappano ma in qualche modo sono testimoni del fatto. Gli inspiegabili eventi che da quel momento gettano nel panico la comunità si risolveranno solo grazie alla perseveranza di Joe, uno degli adolescenti, e alla sua passione per le immagini in movimento.

Il Super 8 è un formato di ripresa cinematografica introdotto dalla Eastman Kodak nel 1965. Ad 8 anni Jim Abrams, regista, iniziò a girare film amatoriali sui temi a lui più cari: inseguimenti, combattimenti, mostri. Da giovane Abrams conosce Steven Spielberg, che lo chiama a riparare e montare i suoi film casalinghi in 8mm. Da queste premesse nasce il copione di oggi, una storia sintesi di quelle molle narrative che popolano l’infanzia: descrivere un luogo dove i problemi quotidiani del lavoro, dell’amore e della famiglia sembrano difficili finché non vengono bruscamente interrotti da eventi straordinari, spaventosi e fantastici. La vita di tutti i giorni (quella vera, fatta di ostacoli e scelte da compiere) si mescola con la fantasia senza limiti di alcuni adolescenti, e a poco a poco la finzione aiuta la realtà a tornare nei giusti binari. Lo scenario è quello di una fantascienza sottile e stratificata, dove il tono della favola crea emozione e partecipazione, stemperando il rischio di iperrealtà da fumetto. Il finale principale è un omaggio dichiarato al proverbiale “ET L’extraterrestre”, il famoso film di Spielberg del 1982. Il sottofinale sui titoli di coda (non alzatevi prima!) lo è al cinema come molla centrale per la creazione di storie, avventure, mondi fantastici: tutto ciò che stimola la creatività dei ragazzi. Pellicola divertente, leggera, brillante.

5 settembre 2011

Potrebbe piacerti anche