Suor Cristina, il successo dell’autenticità

Libera, diretta, ingenuamente potente: la religiosa che ha fatto il record di applausi e ascolti a “The Voice of Italy”. Il messaggio? Occorre usare ogni cosa, anche la tv può essere redenta di Walter Gatti

Che ci fa una suora in tivù? Se lo chiedono in molti, dopo aver visto nei giorni scorsi l’esibizione di suor Cristina a “The Voice of Italy”. La venticinquenne cantante siciliana con tanto di abito religioso e voti, vincitrice del Good News Festival organizzato dalla pastorale giovanile romana, è andata davanti alle telecamere, coronando a tutti gli effetti un “sogno” che inseguiva da tanto tempo. Ha coronato un sogno, ma nessuno, lei per prima e tutti noi con lei, avrebbe immaginato il successo che ne è seguito, con tante facce stupite di Raffaella Carrà e compagni, e articoli sulla stampa mondiale.

Stupore che avrà raggiunto anche Alicia Keys, la bella e brava cantante newyorchese di cui la religiosa-cantante italiana ha interpretato la canzone più famosa, No One, un brano d’amore in cui il terreno e l’eterno possono (forse) mischiarsi senza timore:

io e te assieme i giorni e le notti
non preoccuparti perchè
tutto andrà bene
le persone continuano a parlare
possono dire quello che vogliono
ma tutto quello che so io è che
tutto andrà bene

quando cadrà la pioggia
e il mio cuore soffrirà
tu sarai sempre qui
questo lo so per certo

so che alcune persone cercano nel mondo per trovare qualcosa che noi abbiamo lo so, le persone cercheranno di dividere qualcosa di così reale quindi fino alla fine del tempo ti dirò che nessuno, nessuno, nessuno può capire quello che sento per te

Di certo non è la prima volta che un religioso canta davanti alle telecamere. E nemmeno che una suora proponga al mondo le proprie doti canore. Negli anni ‘60 fu ad esempio celebre (con un epilogo decisamente triste e imprevedibile) la vicenda di suor Sorriso, una suora belga – al secolo Jeanine Deckers – che si fece conoscere ed apprezzare come autrice di canzoni e interprete, al punto che la nostra Orietta Berti arrivò ad incidere un disco (in italiano), con le sue canzoni, di cui la più celebre, Dominique, era dedicata al fondatore dei domenicani. Ma quelli erano in ogni caso altri tempi. Suor Cristina si è fatta ascoltare, applaudire e apprezzare nel tempo di internet e di Papa Francesco, di XFactor e Lady Gaga, di MTV e della musica spazzatura.

Se la scelta di andare in tv e la sua interpretazione possono far discutere (personalmente non sono andato in visibilio), va detto che quella ragazza in abito religioso era molto più autentica di tanti ragazzi mandati allo sbaraglio nei vari talent show di cui ogni canale televisivo è ormai inflazionato. Ovunque ci sono giovani dall’ugola potente e dalla lacrima facile disposti a tutto pur di cantare, saltellare, zampettare, provocare, interpretare. E ovunque ci sono “giurie e giurati”, “coach e tutor” che si mettono nei panni dell’allenatore più o meno saggio e sapiente, una via di mezzo tra l’istruttore canoro e l’educatore esistenziale.

In questo contesto suor Cristina è sembrata molto più autentica e rivoluzionaria di tutti loro, poco costruita, più “nature” di tanti altri, diretta, ingenuamente potente, tanto da farsi perdonare anche la domanda più ovvia (vale a dire: che ci fai lì? Non dovresti occuparti di altro?). Questa suorina non lega mani e piedi del proprio presente e futuro all’encomio di pubblico e giurati, e questa “libertà” si è probabilmente percepita, frammista ad un certo grado di buon entusiasmo e carattere.

Brava e improbabile, sicuramente è parsa più autentica di quel quartetto di impalpabili personaggi rappresentato da Carrà-Pelù-Noemi-JAx, assemblati e capitati sotto le telecamere quasi fosse uno scherzo di un destino annoiato e senza risorse. Ma, dunque, perché una suora che canta in tv fa il record di applausi e di ascolti? La giovane suor Cristina va davanti alle telecamere e si impone perché è brava a cantare o perché indossa la tunica dell’ordine delle Orsoline? Curiosità per l’insolito? Voglia di semplicità? Desiderio di una figura religiosa giovane e fresca? La domanda forse rimarrà per sempre nell’aria.

Rimane il fatto, incontrovertibile, che occorre usare ogni cosa. Ogni cosa ha un senso. Ogni cosa ha uno scopo. Ogni cosa può essere toccata. Anche la televisione, indiscussa e indisturbata padrona delle nostre serate. E, se Lui, vuole, redenta. Anche con una canzone di Alicia Keys.

26 marzo 2014

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