Stilata a Rebibbia la ”Carta dei diritti del detenuto”

Il documento nato al termine della giornata di studio “Diritti dietro le sbarre”, organizzata dalla Legal Aid Worldwide di R. S.

Detenuti, magistrati, professionisti, medici, avvocati, rappresentanti delle organizzazioni del volontariato e della società civile si sono incontrati ieri nel carcere di Rebibbia per una giornata di studio sul tema “Diritti dietro le sbarre”, voluta dalla Law (Legal Aid Worldwide), a cui ha partecipato anche il direttore della Casa circondariale, Carmelo Cantoni. Il risultato: una “Carta dei diritti del detenuto” da proporre all’attenzione della legislatura italiana e anche come base di specifiche convenzioni internazionali. Fra i temi centrali del documento, l’effettiva separazione tra detenuti in attesa di giudizio e condannati; l’obbligo dell’amministrazione a rimuove gli ostacoli che di fatto impediscono di usufruire del diritto alla salute; l’affermazione che la detenzione possa essere inflitta e scontata solo nel pieno rispetto delle differenza di età, di genere e di vulnerabilità del detenuto, soprattutto per quanto riguarda i minori, gli anziani, le donne, i malati psichici o fisici, le persone soggette a dipendenza. Sempre guardando all’obiettivo finale del reinserimento sociale, che implica una detenzione non a vita.

Al personale penitenziario gli autori della Carta – a cominciare proprio dagli operatori e cultori del diritto, per lo più giovani, della Law, costituitasi di recente per promuovere e per rendere effettiva la tutela giurisdizionale dei diritti dell’uomo – propongono la realizzazione del diritto-dovere alla formazione e all’aggiornamento sulla tutela dei diritti dell’uomo. In più richiedono che sia prevista dall’ordinamento l’istituzione di un soggetto terzo rispetto all’amministrazione penitenziaria: un garante con adeguati poteri. Si tratta di una figura istituita attualmente solo a livello locale in diversi Comuni e nella Regione Lazio, dove il ruolo è ricoperto da Angiolo Marroni, presente anche lui all’incontro.

Anche la tutela dei rapporti familiari trova spazio nella “Carta dei diritti del detenuto”, che afferma che la persona umana conserva pienamente anche nella condizione di detenzione il suo diritto inalienabile alla manifestazione della propria personalità, nell’affettività come nell’espressione del pensiero, nella pratica religiosa come nell’attività lavorativa. All’amministrazione penitenziaria, dunque, il compito di garantire standard adeguati all’esercizio di tale diritto.

22 giugno 2006

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