Scienza e fede, riparte il dialogo

Un libro fa nuova luce sul “Caso Galileo”. In occasione della presentazione, il confronto tra padre Pani, padre D’Adamo, Giorgio Israel, padre Funes e il fisico Maiani di Daniele Piccini

Come vuole l’abc della teoria psicanalitica, occorre ripercorrere la scena primaria per poter rielaborare il trauma. Così, quattro mesi dopo la mancata visita di Papa Benedetto XVI all’Università La Sapienza, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, arriva la presentazione del libro di padre Giancarlo Pani – “Ratzinger-Galileo alla Sapienza. Il caso Galileo: il metodo scientifico e la Bibbia” (a cura di padre Vincenzo D’Adamo, Sigma, Palermo, 2008, 80 pp.) – presentato venerdì scorso – 23 maggio – al Caravita, che cerca di rileggere il caso Galilei in una nuova luce, mostrando che la conflittualità tra scienza e religione non è inevitabile, né intrinsecamente giustificabile. «Tra scienza e fede – ha detto il direttore della Specola Vaticana padre José Funes introducendo il dibattito – ci sono stati momenti bui e di conflitto. Ma anche questi possono servire alla crescita se si mantiene aperto il dialogo».

Luciano Maiani, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), intervenuto all’incontro, ha sottolineato come nel mondo scientifico, contrariamente a quanto si possa pensare «domina un grande rispetto reciproco tra scienziati di diverse confessioni religiose. Anzi, il dibattito scientifico, lungi dal dividere, crea forti legami tra persone di religioni diverse. Fermo restando – ha concluso il fisico rispondendo a una domanda del pubblico – il principio della laicità e autonomia della ricerca universitaria». Secondo il docente di Storia della matematica a La Sapienza, Giorgio Israel, il mondo scientifico è dominato da un falso pregiudizio: «Sembra che per giustificare la propria scientificità sia necessaria una preliminare dichiarazione di materialismo o naturalismo. Questa è una visione alterata. Ci sono stati molti scienziati non materialisti. Di questo passo si corre il rischio di pensare che l’unica forma di razionalità possibile sia quella matematica».

Non si può nascondere che la storia esibisca momenti di conflitto tra scienza e fede. «I protagonisti della rivoluzione scientifica – ha continuato Israel – sono stati tutti perseguitati dalla Chiesa. Ma Galilei, Cartesio, Copernico, Newton, Spinoza sono stati in realtà dei teologi laici. Il motivo di questi conflitti sta nell’intolleranza delle autorità religiose dell’epoca, non nell’incompatibilità intrinseca tra religione e scienza». L’autore del libro Giancarlo Pani, docente di Storia del cristianesimo a La Sapienza, ha ripercorso la biografia scientifica di Galilei per concludere sulla sua sincera religiosità: «Nelle lettere a Cristina di Lorena Galilei afferma che la natura e la Scrittura non possono contraddirsi poiché entrambe provengono da Dio e che non può essere l’obiettivo di “noi astronomi cattolici”, così dice Galilei, quello di “rendere falsa la Bibbia”: Galilei era un uomo profondamente religioso».

Il libro, oltre al saggio di Pani su Galilei, comprende anche un estratto della conferenza su la “Svolta per l’Europa?”, tenuta il 15 febbraio 1990 a La Sapienza dall’allora cardinale Ratzinger e contenente il (frainteso) passaggio sull’epistemologo Paul Feyerabend che ha poi innescato la polemica che impedì al Papa di presenziare, il 17 gennaio scorso, all’inaugurazione dell’anno accademico de La Sapienza. La conferenza di venerdì al Caravita e il volume di Pani su Galilei riaprono un dialogo tra scienza e religione che procede lentamente, eppur si muove.

26 maggio 2008

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