Save the children rilancia “Everyone”

Ripartita da piazza del Campidoglio la campagna dell’associazione contro la mortalità infantile. Fino al 6 novembre sarà possibile inviare un sms solidale al 45509, e donare due o cinque euro di Mariaelena Finessi

Sono circa 350 milioni i bambini nel mondo che non verranno mai visitati – nel corso di tutta la loro vita – da un operatore sanitario, sia esso un dottore, un infermiere o un semplice operatore di comunità. Questo il dato sconcertante reso pubblico dall’associazione Save the children, che ieri, 4 ottobre, ha rilanciato in piazza del Campidoglio la campagna Every One. Un progetto, quest’ultimo, finalizzato a combattere la mortalità infantile che ogni anno miete circa 8 milioni di vite, 1 ogni 4 secondi, soprattutto per complicazioni post parto (21%), polmonite (18%), malaria (16%) o diarrea (15%), a cui si aggiunge l’impatto della malnutrizione. In termini assoluti, metà di queste morti avviene in cinque Paesi: Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Cina e India che, da sola, conta il 30% dei decessi infantili.

La piazza è stata riempita di palloncini rossi, simbolo della campagna che, da Roma, attraverserà l’Italia per mobilitare i cittadini a sostenere l’iniziativa: fino al 6 novembre sarà possibile inviare un sms solidale, o chiamare da un telefono fisso il numero 45509, e donare due o cinque euro. Ad appoggiare la ong, anche molti testimonial come ad esempio la squadra di calcio della Fiorentina. «Quella che sosteniamo – ha affermato l’allenatore viola Sinisa Mihajlovic – è una causa nobile. È incredibile pensare che durante i 90 minuti di una partita muoiano 1.500 bambini». Messaggi di sostegno sono stati inviati anche dai rappresentanti delle istituzioni, nazionali e locali. «Save the Children – ha ribadito il sindaco di Roma, Gianni Alemanno – si è assunta un compito fondamentale: ricordarci di tutti i bimbi, soprattutto di quelli più lontani o che vivono nelle condizioni più difficili, e combattere la mortalità infantile che rappresenta una vergogna e uno scandalo al quale non possiamo rassegnarci».

«La morte fa parte del ciclo della vita, certo, ma è inaccettabile quando è conseguenza di ragioni stupide – ha sottolineato il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri –. Crediamo che la mortalità infantile si possa vincere con uno sforzo corale. Ecco perché dobbiamo convincere tutti a partecipare, i governi e i privati». È la carenza di un sistema sanitario a portare alla morte i più piccoli. Si stima che là dove non ci sono medici e infermieri, un bambino corra un rischio 5 volte maggiore di perdere la vita prima di aver compiuto 5 anni: la campagna Every One mira dunque a far aumentare la presenza degli operatori della sanità specie nei Paesi che ne sono maggiormente sprovvisti. «Essi sono il cardine di qualsiasi servizio sanitario – ha chiarito Neri -. Senza di loro, non si possono somministrare i vaccini, prescrivere medicinali salvavita, dare assistenza alle donne durante il parto». In altri termini, ha aggiunto,«senza operatori sanitari, malattie come la polmonite e la diarrea diventano mortali, soprattutto per i piccoli o neonati e tanto più se questi bambini e le loro mamme vivono in aree rurali, più difficilmente raggiungibili».

«Il 4° e 5° obiettivo del Millennio, cioè la riduzione di due terzi della mortalità infantile e dei tre quarti di quella materna entro il 2015, non potranno essere raggiunti finché bambini e mamme non potranno contare sull’assistenza e la cura di operatori sanitari quando ne hanno bisogno», ha poi ricordato Claudio Tesauro, presidente di Save the Children Italia. «Stimiamo che se solo ci fossero 350mila ostetriche in più e se ad ogni parto assistesse un operatore sanitario qualificato ben 1,3 milioni di neonati potrebbero essere salvati». Per assicurare un’assistenza sanitaria di base, l’ipotesi è che occorrano 23 operatori sanitari ogni 10mila persone, ma 61 Paesi – di cui 41 in Africa – sono al di sotto di questa soglia. La maglia nera va al Ciad e alla Somalia, dove ci sono 1,5 operatori ogni 10mila persone. Brillano invece Svizzera, Finlandia, Irlanda e Norvegia dove sono invece 188 i cosiddetti “health worker” (uno ogni 53 abitanti). Infine, un quarto del peso delle malattie mondiali ancora una volta grava sull’Africa, ma sul continente, conclude Save the Children nel rapporto “Accesso vietato”, lavora solo il 3% dei dottori, delle infermiere e delle ostetriche del mondo.

5 ottobre 2011

Potrebbe piacerti anche