Santi Patroni d’Italia

Tra le caratteristiche essenziali di questa comunità l’attenzione alle persone emarginate e in difficoltà di Gianluigi De Palo

Davanti alla stazione di Trastevere, al crocevia di tre differenti quartieri: Monteverde vecchio, Porta Portese e Gianicolense, c’è la parrocchia dei Santi Francesco e Caterina Patroni d’Italia. «Non è la classica fontana del villaggio – spiega il parroco don Egidio Motta – , e il fatto di non coincidere con un quartiere ben preciso, non la rende un ritrovo naturale per nessuna delle tre zone». Per questo motivo anche la popolazione, dal punto di vista sociale, si divide in due grandi tronconi: molti anziani per quanto riguarda la zona di Monteverde vecchio, mentre famiglie di impiegati il territorio di Porta Portese e Gianicolense.

Negli ultimi anni la realtà sociale della zona è molto cambiata. Il progressivo invecchiamento della popolazione e l’emigrazione delle giovani coppie verso le periferie hanno causato una diminuzione di forze giovanili. Inoltre, su circa diecimila abitanti, c’è una buona percentuale (che oscilla tra il 5 e il 10%) di famiglie di religione ebraica: «Nel 2002 allo scoppio della seconda Intifada, quando facemmo la benedizione delle case, alcune di queste ci chiesero di pregare insieme per i loro parenti in Israele. Utilizzammo la benedizione di Aronne che abbiamo in comune». La domenica poi, è un capitolo a parte: «La fatica a far comunione si sente anche durante le Messe festive. Il mercato di Porta Portese, malsopportato dai parrocchiani per il trambusto e il disturbo alla vita delle famiglie, pur portando sempre nuove presenze occasionali ed essendo un’opportunità di accoglienza e missionarietà, impedisce spesso alla celebrazione festiva di diventare il punto di incontro della famiglia parrocchiale».

Con le congregazioni religiose presenti sul territorio – sono quattordici femminili e due maschili – si lavora in buona armonia. Molte religiose sono impegnate nella catechesi e nella cura pastorale degli ammalati. Significativa è la presenza della casa famiglia delle Piccole Apostole Sociali che accoglie ragazze adolescenti in situazioni di difficoltà. «Stiamo iniziando – continua il parroco – una collaborazione pastorale stabile con l’Istituto Gualandi (Piccola Missione per i Sordomuti) con la celebrazione settimanale in parrocchia di una Messa festiva per i non udenti».

L’attenzione alle persone in difficoltà è una caratteristica essenziale della comunità parrocchiale. Essendo ubicata di fronte alla stazione ferroviaria di Trastevere, sia per le situazioni problematiche che ruotano attorno alla stazione sia per la sua visibilità, la parrocchia è sempre stata un punto di riferimento per i la parrocchia veri e gli emerginati. «Santi Francesco e Caterina Patroni d’Italia ha risposto e risponde con molta premura e con molte iniziative di carità a quella che vede come una sua vocazione. Oltre alle attività consuete e comuni ad ogni altra realtà ecclesiale, merita una particolare menzione l’associazione “La Speranza” che si occupa del recupero e del reinserimento nella società dei senza fissa dimora». Agli adulti è rivolta la proposta dei gruppi biblici con un centinaio di persone che, attraverso incontri quindicinali, leggono la scrittura suddivise a gruppi e guidate da una persona preparata e che si ritrovano ogni anno nella settimana biblica. È iniziato quest’anno anche un gruppo per la lettura comunitaria del Catechismo della Chiesa Cattolica. Grazie ai corsi in preparazione al matrimonio, è provvidenziale in questi ultimi anni l’affacciarsi alla comunità di nuove giovani coppie di sposi che stanno iniziando a rendersi protagoniste nella vita pastorale. Del resto la partecipazione delle famiglie alla vita parrocchiale fu promossa sin dalla fondazione della parrocchia e continua tuttora con gruppi familiari che si incontrano regolarmente. E sono questi gruppi che, oltre al proprio cammino di fede, curano la formazione dei fidanzati al matrimonio. «Cerchiamo di creare comunione attraverso iniziative e stimoli con cui le persone possano incontrarsi e conoscersi. Per esempio il giornale parrocchiale “Voci e volti”, la proposta di viaggi e pellegrinaggi comunitari, di giornate insieme. Quest’anno stiano organizzando un viaggio in Armenia».

Gli ultimi anni sono stati difficili, ma don Egidio ha fiducia: «Dopo un periodo di disorientamento stiamo vivendo oggi un tempo di ripresa con una partecipazione sempre più attenta al cammino diocesano. In particolare lo stimolo della Missione Diocesana sta aiutando la parrocchia a superare la tentazione di ripiegarsi su se stessa, ma molto resta da fare per superare il “clero-centrismo” e ridare vivacità alla vita comunitaria, soprattutto alla pastorale giovanile».

20 gennaio 2006

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