Sant’Andrea della Valle: 4 nuovi dipinti

Nell’anniversario della morte di sant’Andrea Avellino la chiesa barocca si arricchisce dei pannelli di Sergio Favotto a lui dedicati. A benedirli il cardinale vicario Agostino Vallini di Mariaelena Finessi

Già scrigno d’arte, la basilica papale di Sant’Andrea della Valle a Roma, tempio dei padri Teatini, si arricchisce di nuove opere. Il 12 novembre, alle ore 19, nell’anniversario della morte di sant’Andrea Avellino, titolare di una delle cappelle ospitate nella monumentale chiesa barocca, il cardinale vicario Agostino Vallini inaugurerà infatti quattro grandi dipinti di Sergio Favotto. A volere vedere completata la decorazione della nicchia dedicata al santo di Castronuovo (Potenza), al secolo Lancellotto Avellino, sono stati proprio i discepoli di san Gaetano di Thiene e di Gian Pietro Carafa. Le pareti spoglie del transetto laterale destro, rimasto fino ad oggi incompiuto, sono sembrate troppo contrastanti con la grandiosità degli affreschi del Lanfranco, di Mattia Preti o del Domenichino, autore dei pennacchi e delle volte del presbiterio e dell’abside. Un complesso pittorico tanto luminoso che addirittura convinse Giacomo Puccini, sul finire del XIX secolo, a scegliere la cappella Barberini per ambientarvi il primo atto della Tosca.

Se poi «si considera che la chiesa è soprattutto una comunità viva – spiega padre Petrus Bronneberg, Segretario generale dell’Ordine dei Teatini e rettore della basilica – e non un semplice monumento», era necessario garantire un “continuum”, anche artistico, della sua storia cristiana. D’altra parte, come ricorda Benedetto XVI, le immagini non sono puramente illustrative ma sono vera e propria «predicazione evangelica». L’incarico dei chierici nasce dunque da un’esigenza pastorale ma i lavori, che sono stati affidati a Favotto, hanno ottenuto le necessarie autorizzazioni solo dopo un lungo iter burocratico. E così, a ragione dei principi orientativi del ministero dei Beni culturali che tende ad escludere qualsiasi intervento permanente negli edifici storici, l’artista di Musano (Treviso) ha proposto un allestimento effimero di pannelli e di telati mobili che permettono la totale reversibilità dell’arredo. Tutto il ciclo tiene conto della classica plasticità e del nitido cromatismo dei contigui pennacchi del Domenichino, come pure del vaporoso turbine della cupola del Lanfranco.

Dei dodici bozzetti relativi ad episodi della vita del santo, al momento solo quattro hanno ottenuto l’approvazione ministeriale e sono quelli che vedono il santo disarcionato dal cavallo, quindi rinchiuso in una cella, in estasi durante la preghiera e ritratto, infine, nel cosiddetto “miracolo delle 15 pesche”. L’obiettivo è di completare i 230 metri quadrati dell’intero ciclo iconografico – reso complesso dall’accentuata verticalità delle pareti – entro il prossimo mese di maggio, quando ricorreranno i 300 anni dalla canonizzazione di sant’Andrea Avellino che, per essersi accasciato durante la celebrazione della Messa in San Paolo Maggiore a Napoli, viene invocato come protettore contro la morte improvvisa.

9 novembre 2011

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