Santa Maria Regina degli Apostoli

Alla Montagnola si propone un percorso unitario di catechesi per i ragazzi. L’oratorio come luogo educativo di Graziella Melina
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Formazione, condivisione e crescita. Questo l’impegno che sta alla base delle attività della parrocchia di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola, al quartiere Ostiense, eretta nel 1976 e affidata alla Società di San Paolo. La chiesa, voluta da don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, è stata designata basilica minore da Giovanni Paolo II nel 1984.

«La nostra parrocchia è molto vasta. Comprende circa 7mila famiglie», racconta don Giglio Marino Adani, parroco da 12 anni, ma impegnato alla Montagnola come vice parroco dal 1980. Sette i sacerdoti presenti. Numerosi poi i gruppi che animano varie attività di catechesi e formazione: l’oratorio, il gruppo ministranti, il gruppo giovani, quello degli adulti, la Caritas parrocchiale, il centro anziani “don Alberione”, il centro di ascolto del Vangelo nelle famiglie, il gruppo Maria Paolino; Rinnovamento dello Spirito.

Spesso i catechisti e gli animatori proseguono il percorso di crescita umana e spirituale che hanno seguito sin da piccoli. Paolo Toschi, trentaduenne, una laurea in economia aziendale, fa il ministrante da 25 anni. «Ho iniziato il mio cammino qui in parrocchia all’età di 7 anni – racconta –. Ho partecipato pure all’attività dell’oratorio e del gruppo giovani». Sono circa 30, tra ragazzi e giovani, i laici che svolgono il ministero all’altare. «In questi anni – spiega Toschi – la parrocchia l’ho considerata e la considero la mia casa. Una grande famiglia. Ho potuto approfondire la mia fede e il mio cristianesimo. E adesso ritengo sia giusto che, come io ho ricevuto tanto dalla parrocchia, possa ridonare agli altri ragazzi una minima parte di quello che ho ricevuto».

Coordinatore della catechesi è Stefano Lodigiani. Quarantasettenne, ha cominciato a impegnarsi nelle attività della parrocchia fin da quando di anni ne aveva 15. «Stiamo organizzando un cammino di catechesi che dura 5 anni. I ragazzi, man mano che crescono, devono poter seguire un cammino unitario. Quest’anno – aggiunge soddisfatto – l’80 per cento dei ragazzi che hanno fatto la comunione continua a seguire i corsi di preparazione per la cresima».

Filo conduttore dei diversi percorsi formativi è l’oratorio. È frequentato da circa 160 ragazzi, che si ritrovano il sabato e la domenica per le varie attività ricreative e di preghiera. Molti di loro provengono anche da altre parrocchie. «Per noi l’oratorio non è solo un luogo dove si gioca. Per noi vuol dire educare alla fede i piccoli», spiega Antonio Di Salvo. Per lui, cresciuto nell’oratorio da quando aveva 6 anni, e impegnato in questa attività da mezzo secolo, «un catechista deve essere un missionario. È un volontario, come tanti altri, dedicato ai più piccoli». Proprio come diceva Arnaldo Canepa, il catechista laico romano che nel 1945 ha fondato il Cor (Centro Oratori Romani).

«Il punto di forza della nostra parrocchia – dice sorridendo don Adani – è l’impegno personale, corroborato dalla preghiera e dall’entusiasmo. Nei 5 anni di formazione, i bambini si legano ai catechisti dal punto di vista affettivo. E si crea un bel rapporto anche con le famiglie».

Attivo in parrocchia anche il centro Caritas. Sono circa 250 i poveri che ricevono aiuti e viveri. «Vengono da tutte le parti – spiega il parroco –. Molti sono extracomunitari». E aggiunge: «Prima si vergognavano. Adesso invece anche molte famiglie vengono a chiedere qualcosa». Si tratta di una povertà nascosta. Ma sono tante anche le situazioni di sofferenza: circa 180 gli ammalati ai quali alcuni sacerdoti vanno a portare la comunione. «Ogni anno la parrocchia celebra la giornata del malato – prosegue don Marino –. Celebriamo la Messa solenne. Partecipano anche i bambini, così imparano a stare con i nonni».

Tutti insomma, gruppi e famiglie, bambini e adulti, sono coinvolti nelle diverse iniziative e nei momenti di preghiera. Perché «se la parrocchia è una famiglia – ripete spesso don Marino ai suoi fedeli – dobbiamo anche occuparci di quelli che hanno bisogno. E più ci convinciamo che, come diceva san Paolo, quello che facciamo è fatto per il Signore, e più saremo cristiani maturi e pieni di entusiasmo».

15 dicembre 2006

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