Santa Maria della Speranza: la catechesi con i media

«La catechesi deve sempre sapersi vestire di nuovo, deve essere bella». Lo spiega suor Nellina, che nella comunità del Nuovo Salario cura l’iniziazione cristiana dei ragazzi di Carmen Barbieri

«Dio mi ama e ha dato la vita per me»: questo il messaggio che nella parrocchia di Santa Maria della Speranza, al Nuovo Salario, accoglie i bambini che si apprestano a seguire il corso di preparazione alla prima Comunione. A raccontare delle attività catechistiche svolte nella parrocchia affidata ai salesiani è suor Nellina, dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ex insegnante di scuola materna da sempre impegnata nell’educare alla fede i più piccoli della comunità. Ciò che conta per la religiosa e la sua équipe di catechisti, tra cui figurano soprattutto giovani mamme, è accogliere i bambini in un ambiente caldo e spensierato, dove possano sentirsi ben voluti dai loro coetanei, dagli adulti, da Dio. «Solo se capiscono che Gesù gli vuole bene – dice – sapranno seguirlo». Per rispondere a questo obiettivo, la formazione segue percorsi spirituali ma anche legati ai mezzi di comunicazione. «La catechesi – prosegue suor Nellina – deve sempre sapersi vestire di nuovo, deve essere bella». Laboratori radiofonici, ricerche in internet, redazione di un giornalino parrocchiale, elaborazioni in power point, spettacoli teatrali, preparazione di canti per la Messa domenicale. Tutto questo e molto altro, allo scopo di far maturare nei bambini la capacità di ritrovare Dio nelle piccole cose di ogni giorno, di saperlo sentire vicino anche dinanzi allo schermo di un computer, di scoprire nelle più avanzate tecnologie nuove possibilità di incontro, rendendoli maggiormente disponibili all’ascolto dell’altro, inclini ad accogliere la “buona novella”. «È importante – sottolinea suor Nellina – che nella catechesi, coloro che animano gli incontri sappiano soddisfare le curiosità dei ragazzi, che costruiscano con loro personalissimi itinerari di fede, fornendo esperienze di vita utili a comprendere due realtà complementari da loro fortemente sentite: l’errore e il perdono». Dopo aver adoperato i principali mezzi di comunicazione, dopo aver condiviso numerosi momenti di festa, poco prima dell’amministrazione del sacramento della prima Comunione ai ragazzi viene proposto un incontro molto particolare. «Li porto in cappella, davanti al Santissimo, li invito a guardare l’Eucaristia e propongo loro, nel silenzio del luogo, talvolta sostituito da un sottofondo musicale a loro scelta, di parlare con Gesù, di aprirgli il loro cuore, perché lui è lì, è vivo ed è vero».

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