San Vitale: gli affreschi sul sacrificio dei martiri

di Marco Frisina

Roma ha vissuto diverse peripezie urbanistiche e attraversato diverse «crisi» architettoniche nella sua storia millenaria. Forse la sua bellezza e il suo fascino derivano proprio da questa sovrapposizione di linguaggi e di stili, a volte autentiche deformazioni che ne hanno segnato profondamente l’aspetto. L’antica basilica di San Vitale, anticamente dedicata ai fratelli martiri Gervasio e Protasio, fu fondata nel V secolo e poi, tra decadenza e restauri, giunse fino a noi condividendo la storia architettonica e urbanistica della città dopo il 1870. Oggi la vediamo soffocata dall’edificio del Palazzo delle Esposizioni che le è accanto, sotto il livello della strada e spesso neppure la notiamo passando per via Nazionale. Eppure, se scendiamo quei gradini ed entriamo della basilica ci sorprenderà l’ariosità e la ricchezza del suo interno. Le pareti sono totalmente affrescate con illustrazioni delle vite dei martiri e con finte architetture e lasciano comprendere la struttura paleocristiana dell’edificio. La basilica fu affidata ai Gesuiti che ci hanno lasciato i bellissimi battenti in legno che ornano l’ingresso e che raffigurano episodi della vita di sant’Ignazio e dei martiri e i soggetti legati a lui e a San Francesco Saverio. Gli affreschi ci raccontano di crudeltà e violenze nei confronti dei martiri ma la compostezza delle figure e la amenità dei paesaggi immergono le rappresentazioni in un mondo contemplativo in cui la bellezza del martirio trionfa sulla malvagità.

20 giugno 2010

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