Sacerdoti a Subiaco con il cardinale Vallini

L’omelia del porporato nella Messa al Sacro Speco: «Il prete non è una persona privata, un libero cittadino che ricerca spazi di autonomia, ma una persona pubblica, un annunciatore del mistero di Dio» di Paolo Casu

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Il prete è il comunicatore della forza liberante di Gesù che sprigiona dalla Pasqua. Deve saper aiutare gli altri a prendere coscienza di questo mistero che ci salva. Ma prima di tutto, il prete stesso deve essere immerso nel mistero della morte e risurrezione del Maestro. Il sacerdote deve prendere coscienza che Gesù non assicura i risultati e il successo del lavoro apostolico, ma qualcosa di più prezioso: la sua stessa compagnia. Sono questi i pensieri che il cardinale Agostino Vallini, vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma, ha voluto comunicare lunedì scorso durante l’omelia della celebrazione eucaristica che ha presieduto al Sacro Speco (Subiaco), e concelebrata, dal vescovo ausiliare monsignor Benedetto Tuzia, dai responsabili della formazione permanente e da una sessantina di giovani sacerdoti che concludevano insieme l’anno formativo.

Il clero romano di recente ordinazione segue un percorso di formazione (ogni quindici giorni per il primo biennio, una volta al mese per il successivo triennio) che ha lo scopo di aiutare e sostenere i giovani presbiteri di fronte alle sfide e alle immancabili difficoltà che caratterizzano i primi anni del ministero. Il responsabile diocesano del servizio, monsignor Luciano Pascucci, ha organizzato, a conclusione dell’itinerario annuale del biennio e del triennio, una gita-pellegrinaggio che ha avuto come guide d’eccezione due monaci benedettini, l’abate di Santa Scolastica Mauro Meacci, e il priore del Sacro Speco Luigi Tiana, che si sono gentilmente messi a disposizione della comitiva per illustrare i tesori d’arte del complesso monastico di Subiaco.

L’abbazia di Santa Scolastica è stata anche la cornice di una inedita assemblea di giovani preti, ai quali il cardinale Vallini ha posto alcune domande di grande concretezza, per comprendere come procedono le esperienze sacerdotali di questo clero alle prime armi, nella convinzione – ha chiarito il vicario del Papa – che «ascoltare, per un vescovo, è un esercizio di sinodalità».

Gli interventi hanno posto in luce le diverse difficoltà che si trovano ad affrontare i sacerdoti nell’inserimento in parrocchia. Alcuni hanno sottolineato le differenze di formazione ricevute nei seminari, altri le immancabili dialettiche parroco-viceparroco. Qualche intervento è stato riservato proprio alla formazione permanente, che si vorrebbe più legata al settore di appartenenza. Alcuni hanno evidenziato la carenza di un contesto familiare tra sacerdoti che vivono insieme nelle parrocchie, suggerendo l’opportunità di favorire le fraternità sacerdotali per evitare l’isolamento morale e spirituale dei presbiteri.

Dall’assemblea sono anche stati proposti alcuni temi sui quali orientare la formazione permanente per il prossimo anno. Ed ovviamente si tratta di temi che hanno a che fare con la prassi pastorale quotidiana. Per molti, l’argomento più delicato è quello della confessione, con particolare riguardo alla gestione dei casi matrimoniali irregolari, ma sono stati richiesti anche indirizzi adeguati per poter meglio aiutare le persone che vivono una condizione di disagio psicologico-relazionale, e si rivolgono al sacerdote per un sostegno.

Il cardinale Vallini ha richiamato all’atteggiamento di partenza tra sacerdoti giovani e anziani «che dovrebbe essere di stima, di fiducia e di accoglienza. Da giovane prete – ha ricordato – ero troppo severo. Bisogna comprendere la storia dell’altro ed essere ricchi di umanità». Tanti i consigli pratici, gli incoraggiamenti per superare anche i momenti di tensione. Ma soprattutto, come ha ricordato il porporato nell’omelia al Sacro Speco, «il prete non è una persona privata, un libero cittadino che ricerca spazi di autonomia, ma una persona pubblica, un annunciatore del mistero di Dio». E quindi per primo il sacerdote deve saper fare un uso non privato del tempo, scandendo la giornata con ritmi non artificiosi ma nemmeno estemporanei, che sappiano rispettare le priorità della preghiera, della meditazione della Parola di Dio, del Rosario, come recentemente ha ricordato anche il Santo Padre nell’omelia per l’ordinazione dei preti romani nella domenica del Buon Pastore.

22 maggio 2009

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