Roma e le povertà nascoste. I dati in una ricerca della Caritas

Presentati i risultati di un’indagine svolta in 7 Centri di ascolto della città. Tra gli utenti, gli italiani sono più di 16 su cento di Massimo Angeli

Anziani italiani, che non ce la fanno a tirare avanti con la pensione, e giovani donne immigrate. Questo l’identikit delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto delle Caritas parrocchiali secondo un’indagine sulla povertà presentata sabato 20 maggio al XXI convegno delle Caritas parrocchiali e dei Centri di ascolto. “Un cuore che vede” il titolo dell’incontro che ha riunito, nel Pontificio Oratorio San Paolo, i rappresentanti delle 240 Caritas parrocchiali di Roma.

«La sensazione che abbiamo avuto studiando i dati – commenta Fiorenza Deriu, demografa dell’università La Sapienza – è che i Centri di ascolto Caritas intercettino problemi che ancora non sono esplosi, le cosiddette povertà nascoste, e che per questo assumono un alto valore in tema di prevenzione e di programmazione delle politiche sociali». Al progetto, avviato nel 2004-2005 per rendere sempre più efficace il lavoro dei Centri di ascolto, hanno partecipato sette Centri di altrettante parrocchie romane. Tra i dati più significativi dell’indagine risulta, ad esempio, che il 16,5% degli utenti sono italiani e che il 54,9% degli stranieri sono presenti regolarmente nel nostro Paese. Le donne rappresentano il 76% degli stranieri che si presentano nei Centri di ascolto, mentre le nazionalità più rappresentate sono i romeni (33,6%), i peruviani (21%) e gli ecuadoriani (11,5%). I motivi da cui discende il processo di esclusione derivano per il 54,1% dalla perdita del lavoro e per il 26,7% da guerre e conflitti interetnici. Il 90,5% degli utenti vive in strada e il 76,5% non ha un reddito. Le richieste riguardano il lavoro (39,9%), il contributo economico (37,6%), beni e servizi (12,6%).

«Questo lavoro ci permette di leggere, discernere e affrontare i bisogni e le povertà di Roma – spiega il direttore della Caritas diocesana mons. Guerino Di Tora -. Grazie ai resoconti dei Centri di ascolto, la comunità cristiana ha infatti l’occasione di riflettere sui disagi della città e di porsi come interlocutore credibile nella definizione delle politiche sociali». A breve altri 12 centri entreranno nella rete di rilevazione informatica, mentre in prospettiva si pensa di allargarla ad altri soggetti istituzionali presenti nel territorio.

21 maggio 2006

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