Roma e la scuola della seconda opportunità
Ogni anno 8 mila ragazzi, la metà stranieri, chiedono la formazione obbligatoria alla scuola dopo aver abbandonato quella tradizionale. Alle spalle fallimenti scolastici da Redattore Sociale
A Roma e provincia sono circa ottomila i ragazzi che ogni anno fanno richiesta di formazione obbligatoria alla Scuola della seconda opportunità, dopo aver abbandonato la scuola tradizionale. La maggior parte ha alle spalle un fallimento scolastico, la metà sono stranieri e quasi tutti provengono da aree periferiche dove più forte è il disagio sociale. Lo ha sottolineato ieri mattina, 5 maggio 2010, a Roma l’assessore provinciale alla Formazione e alle politiche del Lavoro Massimiliano Smeriglio, intervenendo al convegno “Riprendere a imparare, riprendere a educare”, promosso dalla provincia di Roma per fare il punto sui dieci anni di attività della Scuola della seconda opportunità. Un progetto che mette insieme le scuole, i centri territoriali di formazione professionale e i centri dell’impiego, per riportare tra i banchi di scuola giovani italiani e stranieri usciti dai percorsi di formazione ordinaria.
«Dopo la crisi sono aumentate in maniera esponenziale le persone che si rivolgono alla Provincia per questo tipo di servizio – continua Smeriglio – il fenomeno della dispersione scolastica è in continuo aumento. Per questo abbiamo deciso di investire in questo progetto. Dobbiamo capire se si tratta di un segmento residuale di persone o se è un fenomeno che ci dice qualcosa di importante sul paese. È sicuramente un argomento non più di nicchia, ma un tema centrale anche in termini di spesa che gli enti locali sono chiamati a fare. In questo senso noi abbiamo investito 350mila euro nel progetto, mentre sono dieci milioni di euro complessivi i fondi messi a disposizioni per le attività di inclusione sociale».
A rivolgersi alle istituzioni locali perché investano in maniera più consistente nel settore è stato il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Maria Maddalena Novelli. «È positivo ripensare ai dieci anni della Scuola della seconda opportunità di Roma, che è uno dei progetti maggiormente consolidati. Bisogna andare avanti su questa strada. I mezzi e gli strumenti ci sono, la legge finanziaria regionale prevede progetti di lotta alla dispersione, dobbiamo quindi sollecitare un impegno concreto da parte della Regione, attraverso accordi da portare avanti col ministero», ha detto Novelli.
«Quello di cui abbiamo bisogno è di stabilizzare il sistema – ha aggiunto Simonetta Carvita, dirigente scolastico del quarto Ctp di Roma – anche meno soldi ma più costanti, perché per noi è necessario poter parlare in termini di progettualità». Secondo Carovita bisogna, inoltre, ripensare in parte anche il sistema di inserimento dei ragazzi nel progetto. «Ci vuole maggiore flessibilità – ha detto -. Il vero salto di qualità lo abbiamo fatto con la collaborazione con le scuole pubbliche. Stiamo cercando di fare in modo, cioè, che non ci sia un tempo morto troppo lungo tra l’uscita dalla scuola ordinaria e l’ingresso nella scuola di seconda opportunità».
6 maggio 2010