Ritmo e humour nella “Trilogia della villeggiatura” di Goldoni

Tre commedie diventano una, grazie alla regia di Toni Servillo: fino al 13 aprile al Teatro Valle di Toni Colotta

Accade con le commedie di Goldoni, quelle più viste: crediamo di conoscerle a menadito e invece il filtro di un interprete geniale riapre il gioco della scoperta. Un testo che ne abbraccia tre, “Trilogia della villeggiatura”, è dedicato a quest’atto della «vacanza in villa» che era «status symbol» per la borghesia veneziana del Settecento, mito sociale tal quale oggi, «mutatis mutandis». La regia di Toni Servillo per l’edizione prodotta in tandem da Teatri Uniti e Piccolo Teatro di Milano – al Valle fino al 13 aprile – sa dare senso originale al clima di febbrile preparazione della partenza ovvero le «smanie», alle speranze e le frustrazioni nelle «avventure» in villa, infine alla malinconia del «ritorno».

Così è la scansione delle tre commedie che Servillo, come altri in precedenza, ha ridotto assemblandole in unico spettacolo di tre atti. Anche se a chi ha letto o visto la «Trilogia» integrale (memorabile fu l’allestimento di Strehler) può dispiacere il sacrificio di varie scene, la compattata azione residua si giova della stringatezza e della vivacità di ritmi che Servillo imprime alla recitazione dei suoi eccellenti attori. Tra cui egli stesso, sfoggiando in scena il ben noto protagonismo di alta qualità nel personaggio sinistro dello scroccone Ferdinando. Col contorno di eleganze formali sgorga dalla straordinaria drammaturgia goldoniana un humour mozartiano, lieve e livido insieme.

30 marzo 2008

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