«Restituire alla fede piena cittadinanza»

Il discorso di Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona: «Rendere visibile il grande “sì” della fede» da Verona Angelo Zema

Rendere visibile il «grande”sì” della fede, quel “sì” che Cristo ha detto all’uomo e alla sua vita». Ecco il compito per la Chiesa in Italia, di fronte al grave rischio di «staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà», formulato anche da importanti uomini di cultura di ogni convinzione. Lo ha indicato Benedetto XVI questa mattina al Convegno ecclesiale di Verona, in un discorso iniziato alle 11.45 e interrotto molte volte dagli applausi. Invitando ad una testimonianza «a tutto campo, sul piano del pensiero e dell’azione, dei comportamenti personali e della testimonianza pubblica».

E ribadendo alcuni punti chiave dell’insegnamento della Chiesa. La centralità dell’educazione della persona. Il ruolo della scuola cattolica, nei cui confronti sussistono ancora «antichi pregiudizi, che generano ritardi dannosi, e ormai non più giustificabili, nel riconoscerne la funzione e nel permetterne in concreto l’attività». La straordinaria opera di carità verso i più poveri, chiamata però a mantenersi «libera da suggestioni ideologiche e da simpatie partitiche». La tutela della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio, che richiedono di «fronteggiare il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano». Occorre evitare, ha aggiunto il Papa, di «introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostibuibile ruolo sociale». Punti chiave di quel «grande “sì” che come credenti in Cristo diciamo all’uomo amato da Dio».

Il Santo Padre ha apprezzato la «tenace testimonianza di amore per l’Italia» mostrata dalla Chiesa italiana nelle sue varie componenti e ha indicato nuovamente nella risurrezione di Cristo il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, «un’esplosione di luce, dell’amore che scioglie le catene del peccato e della morte». Una trasformazione che i cristiani sono chiamati a portare nel loro ambiente di vita. «L’Italia di oggi – ha detto il Papa – si presenta a noi come un terreno profondamente bisognoso e al contempo molto favorevole per una tale testimonainza. Profondamente bisognoso, perché partecipa di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita, una nuova ondata di illuminismo e di laicismo», che esclude Dio dalla cultura e dalla vita pubblica. Terreno bisognoso ma anche favorevole, visto che – e qui è arrivato un altro applauso di gratitudine – «la Chiesa è una realtà molto viva, che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione».

Niente rinunce, niente scoraggiamenti, ha sottolineato Benedetto XVI, ma apertura nella fiducia a nuovi rapporti, senza «trascurare alcuna delle energie che possono contribuire alla crescita culturale e morale dell’Italia», allo scopo di «dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente». Il Papa ha nuovamente riproposto la necessità dell’incontro tra ragione e fede, in particolare nella riflessione sullo sviluppo delle scienze, che ci riporta «verso il Logos creatore». Il compito di allargare la razionalità «alle grandi questioni del vero e del bene, coinugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze» è «un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza. Il Progetto culturale della Chiesa in Italia – ha aggiunto – è senza dubbio, a tal fine, un’intuizione felice e un contributo assai importante».

Dal Papa anche una riflessione sulla sofferenza, in cui ha ricordato la grande testimonianza di Giovanni Paolo II, invitando tutti a seguirlo, «nel modo e nella misura che Dio dispone per ciascuno di noi. La croce ci fa giustamente paura, essa però non è negazione della vita, da cui per essere felici occorra sbarazzarsi. È invece il “sì” estremo di Dio all’uomo, l’espressione suprema del suo amore».

Affrontando il tema della cittadinanza, tra gli ambiti al centro dei lavori del Convegno, Benedetto XVI ha ricordato che «il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo».

19 ottobre 2006

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