Recuperare il rapporto con la Terra

Rispettare l’ambiente, sviluppare l’agricoltura biologica e biodinamica, puntare sul riciclaggio dei rifiuti: obiettivi imprescindibili per il futuro su cui sensibilizzare nella Giornata mondiale del 5 giugno di Fabio Salviato

Mercoledì 5 giugno è la Giornata mondiale della Terra. In tutto il mondo si organizzano incontri, conferenze, manifestazioni per ricordare che di Terra ce n’è solo una e che come tale va rispettata. Mai come in questo periodo la mano dell’uomo è così pesantemente intervenuta, modificando in molti casi gli stessi equilibri ecologico-ambientali.

Si tagliano le foreste tropicali per ricavarne materia prima, senza prendere adeguatamente in considerazione che le foreste rappresentano i nostri polmoni, e quindi nell’atmosfera si immette sempre più anidride carbonica, contribuendo a incrementare l’effetto serra e il riscaldamento del pianeta, che comporta il progressivo scioglimento dei ghiacciai e dei poli, con un conseguente innalzamento del livello dei nostri oceani. Nei prossimi decenni intere isole sul Pacifico e sull’Oceano Indiano saranno destinate a scomparire, la stessa Venezia entro il 2050 rischia lo sprofondamento nonostante i tentativi di costruzione di dighe artificiali.

Lo sfruttamento del sottosuolo è significativo, oramai tutti gli studi di settore indicano che l’ultima goccia di petrolio a prezzi ancora concorrenziali sarà estratta nel 2050, lo sfruttamento delle materie prime è altrettanto intensivo e molte miniere esauriranno la propria disponibilità entro il 2100. La ricerca e lo sfruttamento delle risorse si spostano in località nuove, ma la considerazione fondamentale che dobbiamo fare è che non è possibile immaginare uno sviluppo infinito in un mondo finito – prima o poi le materie finiscono – inoltre con l’aumentare della popolazione a livello mondiale (nel 2020 si prevedono 8 miliardi di persone) l’impatto dello sviluppo, come lo stiamo vivendo ora, comporterà il collasso del pianeta stesso.

Mancherà l’acqua, la qualità dell’aria sarà scadente, il clima si surriscalderà e alcune aree come l’Italia diventeranno tropicali, potremo certamente coltivare datteri e banane, l’uva si produrrà in Danimarca, Svezia e Norvegia. La domanda che ci poniamo è: ma è ancora possibile fare qualche cosa ed invertire la rotta? La risposta è positiva, anche se alcuni danni oramai sono già stati fatti e sarà difficile ripristinare un giusto equilibrio.

Dovremmo cominciare da subito a rispettare la natura, sviluppare l’agricoltura biologica e biodinamica, costruire meno case e capannoni (ce ne sono già abbastanza), e soprattutto nelle nostre azioni quotidiane dobbiamo cercare di rispettare l’ambiente. Ci stiamo sommergendo di rifiuti, quando è già oggi possibile riciclarli e farli ritornare materie prime, carta, vetro, umido, che funzioni come concime, metallo. Non le dovremmo cercare nelle miniere, ma semplicemente recuperare i rifiuti riciclandoli.

È per questo che diventa importante ricordare durante la giornata del 5 giugno quanto sia importante la nostra Terra e che, come lo immaginavano i primi abitanti delle Americhe, la terra è la nostra “pacha mama”, è la nostra madre terra che va rispettata e salvaguardata. Solo in questo modo potremmo garantire alle prossime generazioni un futuro migliore. Meditiamo e cerchiamo di organizzare nelle nostre parrocchie e nei nostri quartieri iniziative capaci di contribuire un po’ alla volta a recuperare quel giusto rapporto con la terra così importante per conservare la stessa vita dell’uomo sul pianeta anche per le prossime generazioni.

4 giugno 2013

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