Raggi di luna. Il mito dell’innamoramento
di Angelo Peluso
L’emozione dell’innamoramento è senz’altro uguale in tutte le fasi della nostra vita, dall’adolescenza alla terza età. Si è tanto parlato e scritto se le scelte siano guidate da criteri razionali o irrazionali, di certo però ci sono sempre bisogni individuali che favoriscono, o meno, un equilibrio nel tempo con la persona amata.
Innamorarsi significa creare uno stato di equilibrio interiore e una sorta di benessere che Gibran ben descrive: «E a mano a mano che continuavamo a conversare, mi sentivo sempre meglio. Quando venni per la prima volta a casa tua, mi identificai profondamente con l’atmosfera del posto, con i libri, con il modo in cui era ordinata la casa. Mi piacque la maniera con cui riuscimmo a conversare, e la dolcezza con cui mi portasti a parlare di me stesso…; eppure, mi metto nelle tue mani. Un uomo si può mettere nelle mani di qualcuno solo quando l’amore è tanto grande che il risultato di questo abbandono è la libertà totale. lo ti amo con tutto ciò che esiste in me. La punta dei miei capelli, persino quella delle mie unghie… tutto è pregno di questo amore per te».
Il conflitto umano universale è da un lato il bisogno e il desiderio di essere tutt’uno con coloro che si amano (in modo da sentirsi ognuno parte dell’altro) e dall’altro il timore di sentirsi posseduto, legato, intrappolato, e in procinto di perdere la propria personalità (il che sta alla base della paura di impegnarsi in un rapporto intimo). Si scatena il bisogno di dover scappare per trovare l’indipendenza che si risolve in un sentirsi perso, solo, isolato, futile o depresso, per poi ricercare di nuovo l’unione, e così via.
Nell’innamoramento c’è quindi una “non delimitazione” dello spazio vitale. In altri termini l’innamoramento implica una riduzione progressiva (fino all’annullamento) della distanza personale dell’altro/a. La propria zona cuscinetto (cioè quella specie di cerchio magico entro cui vive ognuno di noi e che può essere ampio o ristretto a seconda della disponibilità ad aprirsi al contatto con gli altri) viene perciò a coincidere totalmente con quella dell’altro.
Nell’innamoramento, probabilmente, non si ha tempo per una scelta razionale e costruita poiché esso esplicita comportamenti “spontanei” e come tale perciò le regole che propone nell’interazione di coppia sono al di fuori del controllo razionale dei due partners.
Freud si esprime in merito ai pericoli dell’idealizzazione: «In talune forme di scelta amorosa salta addirittura agli occhi che l’oggetto serve a sostituire un proprio, non raggiunto ideale dell’Io»; («l’oggetto viene amato a causa delle perfezioni cui abbiamo mirato per il nostro Io e che ora, per questa via indiretta, desideriamo procurarci per soddisfare il nostro narcisismo») ed all’inevitabile «autosacrificio dell’Io» qualora la sopravvalutazione sessuale e l’innamoramento assumano proporzioni tali per cui l’oggetto d’amore viene ad “impossessarsi dell’intero amore che l’Io ha per se”: l’oggetto ha per così dire divorato l’Io».
Il primo legame affettivo è particolarmente importante per l’adolescente perché gli fa sperimentare una sua progettualità, dà maggiore concretezza ai primi sogni, porta ad analizzare criticamente le prime significative aspettative, rinforza gli ideali da condividere con qualcun altro.
Un altro rilevante aspetto è quello che spinge a cambiare le regole all’interno della famiglia perché la coppia genitoriale è “costretta” a passare a una nuova fase evolutiva del proprio rapporto: illa figlioa che stabilisce legami importanti all’esterno crea inevitabili ripercussioni emotive in uno o entrambi i coniugi.
Si entra così “in scena” nel mondo adulto facendo progetti magari fantastici, ma che hanno già dei criteri di realismo: i sogni possono essere eccessivi, ma contengono già elementi della vita “da grandi”. Il futuro comincia a colorarsi di aspettative più mirate da se stesso, dal partner, dagli amici, dai genitori proprio perché vengono “visti e vissuti” in un’ottica diversa.
La prima delusione ha la stessa importanza maturativa in quanto come per tutte le “sconfitte”, la prima cosa da fare è “riorganizzarsi”, rivedere i criteri delle proprie scelte, dei propri errori,mettersi al di sopra della vicenda e dare una lettura più serena. Ma la prima delusione brucia più delle altre perché non si hanno ancora i mezzi critici per affrontare l’analisi della relazione fallita: la ferita è aperta e il vuoto attorno è totale. È la paura di perdersi, di non avere più la capacità d’amare, di saper affrontare la vita, di non avere più il coraggio di guardarsi nello specchio, il credere di aver sbagliato tutto.
Un amore può durare nel tempo solo nell’accettazione totale della diversità dell’altroa come valore prioritario, un dare e ricevere a tempo pieno, una imprevedibilità che è la fonte dell’attrazione. Non l’anima gemella, ma l’anima diversa nel rispetto vicendevole. Costruire senza ostacolarsi, ma delegandosi, rinunciando a fisarmonica alle proprie certezze e accettare i risultati. Un legame forte è una sorta di strategia mentale dove la prima regola è dubitare sempre delle proprie certezze e sforzarsi di pensare cosa farebbe il proprio partner al nostro posto. Amare in fondo è una parte di noi che lasciamo alla storia dell’umanità attraverso un’altra persona.
«Chi non si dà da fare per lasciare un’impronta, per scolpire una propria immagine negli altri e nel mondo…. immagini scolpite che sono tenute più care della vita stessa?… Cosa sarebbe la nostra vita se non ci fosse nessuno a ricordarsi di noi, pensare a noi quando siamo assenti, a conservarsi vivi nel ricordo… la nostra disperazione sono fatte di questo». (Laing)
2 ottobre 2009