Quattro Oscar per il ruvido affresco dei fratelli Coen
Miglior film e migliore regia tra i premi assegnati a “Non è un paese per vecchi”, tratto dal romanzo di Cormac McCarthy di Massimo Giraldi
Fin dal titolo l’ultimo film dei fratelli Coen dichiara il tono da inchiostro nero che ammanta la vicenda. “Non è un paese per vecchi” è uscito nelle sale proprio alla viglia della serata finale dei Premi Oscar a Los Angeles. E ha portato a casa quattro statuette: miglior film, migliore regia, miglior sceneggiatura non originale, miglior attore non protagonista (Javier Bardem, nella foto). Questo nuovo, ruvido affresco girato da Joel ed Ethan Coen è tratto da un romanzo di Cormac McCarthy, già Premio Pulitzer.
In una cittadina al confine tra Texas e Messico, tre uomini si incrociano e arrivano a una sorta di resa dei conti: un cacciatore di antilopi, un giustiziere fuori di testa, uno sceriffo che vorrebbe ristabilire l’ordine ma non ci riesce e si esaspera ancora di più. Col miraggio di un carico di eroina e di una valigia con due milioni di dollari, i tre s’inseguono e si braccano, e il destino del cacciatore dipende da quale degli altri due lo troverà per primo.
I Coen non amano compromessi, e la loro America è lo scenario di un West mai finito. Lo sceriffo, il bandito, il giustiziere solitario si affrontano lungo spazi inafferrabili, e lo scontro tra Bene e Male, tra individuo e collettività è ancora aspro, crudo, irrisolto. Come in un dramma shakespeariano, il cattivo assoluto diventa il banale di una malvagità inconsapevole, alla quale si può opporre solo un puro di cuore. Ed è forse la sintesi di due titoli precedenti dei Coen, “Fargo” e “L’uomo che non c’era”, da recuperare in questa occasione.
25 febbraio 2008