Quarta domenica di Quaresima, la meditazione

La riflessione del parroco del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo sulle letture dell’itinerario della Caritas di don Paolo Mancini

Quaresima, tempo di conversione, purificazione: quante volte l’abbiamo sentito, i termini ci passano sopra così come le persone che incontriamo, bisognose o meno. Quante Quaresime sono passate senza che nulla sia cambiato nella nostra vita. Ma quest’anno potrebbe essere differente: forse quest’anno le delusioni che riempiono la nostra esistenza potrebbero diventare speranza di cambiamento. Ogni Quaresima è un cammino di guarigione, e la tappa di questa quarta domenica ha intenzione di voler guarire la nostra vista. Le immagini si susseguono e siamo stanchi di “vedere” il male, la sofferenza. Non siamo più in grado di vedere segni di speranza che il Signore semina intorno a noi anche se non li vediamo.

1. 1992: un bambino di 9 anni muore di leucemia. “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori?” (dal Vangelo di Giovanni). Quante volte l’abbiamo sentito dire, eppure questa volta la storia diventa una speranza: i genitori, pur rimanendo nel dolore, decidono che non può finire così, e allora creano un’associazione a nome del proprio figlio (associazione Davide Ciavattini) con lo scopo di aiutare le famiglie di fuori Roma che hanno bambini ricoverati al Bambin Gesù: subito nasce una corsa alla solidarietà, dal cercare la poltrona che diventa letto, all’affittare due appartamenti che possano ospitare gratuitamente famiglie con bambini ammalati. Dal dramma è nata una speranza. “Tra i suoi figli mi sono scelto un re” (1ª lettura) dice Dio a Samuele. Tra i poveri mi sono scelto un re che tu, cristiano, dovrai incoronare. Quanti poveri incontriamo nella nostra vita, ormai non li contiamo più: sembra tutti uguali, non li guardiamo più neanche in faccia, già sappiamo quello che vogliono chiederci. Ma loro sono RE. La nuova vista che il Signore ci vuole donare vuole toglierci una paura più profonda della morte: quella di vivere. Il Signore ci dice che si può vivere, c’è possibilità di vittoria anche se ogni giorno bisogna lottare per portare alla luce la forza nascosta in noi.

2. Una famiglia fra le tante, con entrambi i genitori con problemi psichici, si avvicina alla nostra comunità dopo una telefonata dell’assistente sociale; potremmo cavarcela con un pacco viveri e un po’ di soldi, ma vogliamo rischiare e allora inizia il coinvolgimento della Caritas parrocchiale in collaborazione con le istituzioni, tra alti e bassi, vittorie e sconfitte. Inizia una conoscenza che ci porterà a scoprire un degrado famigliare inimmaginabile; la coppia ha una figlia di otto anni con gravi problemi di apprendimento scolastico, la sporcizia nella casa ha raggiunto livelli di squallore che rasentano il “barbonismo”. L’intervento, raggiunto d’accordo con le istituzioni, ha portato al conseguimento di un sussidio per i genitori ed un’assistente domiciliare per la figlia; dalla iniziale conoscenza, vissuta dalla famiglia con diffidenza, siamo giunti alla confidenza e all’amicizia. La bambina è stata iscritta alla Prima Comunione e al corso di pallavolo in parrocchia, tutto per aiutarla a socializzare ed inserirsi in un gruppo di amici. Nel frattempo il padre trova un lavoro presso una cooperativa di pulizia per quattro ore giornaliere ed inizia ad avere una paga mensile. Mentre sembra che tutto stia andando per il meglio, subentrano alcuni problemi: il padre non riesce a gestire il denaro, e gli assistenti, visto il degrado crescente, decidono di affidare la figlia ad una casa famiglia, portando il padre sull’orlo della depressione e al ricovero in ospedale.

In questo frangente i genitori prendono la “pessima” decisione di affittare le stanze della loro casa ad alcuni extracomunitari che li segregano, sottraendo loro i pochi soldi che riescono a recuperare tra lavori saltuari e aiuti di vario genere. Solo dopo l’intervento dei carabinieri se ne riescono a liberare, con il risultato che gli ospiti prima di lasciare l’appartamento distruggono tutti gli elettrodomestici e il riscaldamento. Che fare? Non potevamo lasciarli proprio ora, e dopo un ulteriore accordo con le istituzioni, abbiamo ricomprato gli elettrodomestici e siamo riusciti a far nominare dal giudice un amministratore di sostegno, che gestisce il loro scarso patrimonio.

Oggi siamo ancora più decisi a far ritornare alla normalità questa famiglia, affinché la figlia possa ritornare alla casa dei genitori durante i fine settimana, permesso che attualmente il giudice ha negato. Durante questi due anni la nostra comunità ha aderito al progetto Querce di Mamre proposto dalla Caritas diocesana, con l’intenzione di coinvolgere famiglie al di fuori dell’ambiente caritativo. Inserendo la famiglia che seguivamo nel progetto, abbiamo interessato altri parrocchiani con le loro famiglie nel percorso di recupero. Abbiamo trovato molto interesse per la proposta e desiderio di coinvolgimento. Si parla spesso di crisi familiare, ma se i membri di una stessa famiglia riescono ad essere coinvolti in uno stile oblativo, creando elementi di coesione che li portano ad uscire da se stessi e vedere nei problemi che li circondano non un ostacolo ma delle occasioni di crescita. “Guarda, non te ne accorgi, sta germogliando”.

28 febbraio 2008

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