Quando la maternità non è voluta

“Il dono”: sostegno alle gravidanze indesiderate e alle conseguenze psicologiche dell’aborto volontario di Federica Cifelli

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“Non sarai. Non farai. Non avrai”. L’orizzonte che si spalanca davanti a una ragazza, o a una donna, che scopre una gravidanza non desiderata è fatto quasi sempre di negazione. Di rifiuto. Di «omertà». E anche l’aborto «è circondato da un alone di silenzio: “la scelta è tua”, ti senti ripetere. E intanto vieni lasciata sola». Lo sa bene Serena Taccari, che quelle stesse sensazioni le ha avvertite sulla propria pelle a 19 anni, quando si è ritrovata incinta «in una condizione socialmente indirizzata all’interruzione volontaria della gravidanza». È una storia di speranza e di coraggio, la sua, condivisa con Edoardo, il fidanzato prima scappato e poi divenuto marito e padre di altri 3 figli. Ed è da questa storia che nel gennaio 2006 è nato “Il dono”, associazione “Per il sostegno alla gravidanza indesiderata e alle conseguenze psicologiche dell’aborto volontario”, on line con un forum che conta circa mille utenti registrati. A questi vanno aggiunte le centinaia di donne che ogni giorno su internet, al telefono con la linea Sos – mamma (347.3786645) o attraverso i 4 centri d’ascolto (a Roma in via Faleria 24) si rivolgono ai 60 volontari “arruolati” da Serena. All’inizio, spiega, «siamo partiti con il forum pensando alle gravidanze indesiderate. Poi abbiamo allargato l’attenzione anche a quante non ce l’hanno fatta a portare il peso di qualcosa che sentivano più grande di loro e hanno scelto l’aborto». Ragazze, a volte anche ragazzine, ma per lo più donne, dai 22-25 anni fino ai 35-38. Spesso madri che fanno fatica ad accettare la terza gravidanza. Tutte con la richiesta di non essere lasciate sole. «Si presentano con domande concrete. Chiedono: tu cosa puoi fare per me? E noi cerchiamo di fare: accompagniamo dal medico, dall’avvocato, in tribunale. Oltre a comprare pannolini e latte». Anche con l’aiuto della Mamy card, una carta servizi dedicata alle mamme single associate con “Il dono”, tramite la quale è possibile accedere a speciali convenzioni commerciali.

Più di tutto però i volontari de “Il dono” offrono «compagnia» in un cammino difficile e doloroso, nel quale anche quando per fortuna si può sorridere – come nel caso dei 40 bambini nati al 31 dicembre 2006 da donne approdate all’associazione con in mano il foglio per l’interruzione della gravidanza -, si sorride sempre «a mezza bocca, per l’amarezza che provoca la povertà umana di chi queste madri le ha lasciate sole». Lo dimostrano i dati del Ministero della Salute: solo nel 2005 in tutta Italia si sono registrati 135.790 aborti. «Vuol dire che, statisticamente, ogni donna che ha abortito aveva intorno almeno una decina di persone. E nessuno ha fatto niente per lei e per il suo bambino. Tra queste persone io ho scelto di non esserci», chiosa Serena. E lo stesso vale per le tante donne che, dopo essere state utenti dell’associazione, hanno deciso di restare “impigliate” nella rete di questa famiglia, per mettersi al servizio delle altre donne. «Noi offriamo un rapporto molto umano – spiegano -. Vuol dire che ti chiamano per piangere di notte; che ti ritrovi a fare scudo con uomini violenti, a dare risposte e sicurezze. E diventi sostitutivo di amici, marito, fidanzato. Non solo fino alla nascita dei bimbi». Una famiglia, appunto, dalla quale sono in pochi ad andarsene, presente ormai in quasi tutte le regioni d’Italia. E sempre con la collaborazione attiva di almeno un sacerdote, che partecipa anche ai week-end post aborto che si svolgono ogni 6 mesi: un’occasione per «fermarsi, fare il punto del cammino. E magari porsi nuove domande da cui ripartire». L’obiettivo, chiarisce ancora Serena, è fare luce su un grosso imbroglio: «L’aborto non è una soluzione che elimina il “problema”. Non ti fa tornare indietro al giorno prima del test di gravidanza positivo. Da lì in poi devi comunque andare avanti. Con un figlio. Vivo o morto. In braccio o sulla coscienza. E l’esperienza delle nostre volontarie che ci sono già passate dimostra che nessuna è felice di averlo fatto».

Per informazioni: info@il-dono.org.

19 novembre 2007

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