Precari, oltre 2 contratti a persona in sei mesi

I dati sulle iscrizioni ai centri per l’impiego della Provincia. Maglia nera della precarietà all’istruzione pubblica, con il picco delle maestre d’asilo. Allarme instabilità da Redattore Sociale

Formazione professionale di Roma Capitale, le iscrizioni di R. S.

In provincia di Roma dilaga il precariato fra i trentenni e la stabilità è un miraggio perché il rischio di perdere il lavoro è «equiparabile» fra i contratti a tempo indeterminato e gli impieghi precari. Non esiste più una forte correlazione tra alta istruzione, alta qualificazione professionale e garanzia di stabilità occupazionale. Al contrario, il tempo indeterminato è più frequente per le occupazioni a bassa scolarizzazione. È la fotografia scattata dall’osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Roma in un rapporto realizzato monitorando il flusso dei disoccupati, italiani e stranieri, che si sono iscritti ai centri per l’impiego nei primi sei mesi del 2010. I dati contenuti nel documento, associati all’indice di disoccupazione giovanile che nel Lazio supera il 30%, lanciano l’allarme sulla «depauperazione del capitale umano disponibile». Nella precarietà diffusa, la maglia nera va al comparto dell’istruzione pubblica, dove con la qualifica di maestra d’asilo si ritrova una media di 22 contratti a termine per lavoratore nel solo semestre.

Quasi centomila disoccupati, equamente divisi fra uomini e donne si sono iscritti ai Centri per l’Impiego nella provincia di Roma da gennaio a giugno del 2010. I numeri esatti sono di 93.514, di cui le donne rappresentano il 50,57%. A cercare lavoro sono stati soprattutto i giovani adulti tra i 30 e i 34 anni, seguiti dalla fascia d’età compresa tra i 35 e i 39 anni. Dei quasi centomila disoccupati iscritti, un picco del 34,26% ha un titolo di studio pari alla licenza media inferiore, segue un 28,06%, con licenza media superiore. Un dato che conferma il basso il livello medio d’istruzione degli iscritti ai Cpi.

Il numero dei contratti di lavoro è più del doppio delle persone assunte, con una media di 2,2 contratti a semestre per ogni lavoratore. Infatti, gli avviamenti al lavoro totali nei primi sei mesi del 2010 (considerando anche le proroghe dei contratti a termine) sono stati 423.381 coinvolgendo 193.449 lavoratori. Tra i nuovi avviamenti ben l’83,5% è a termine. Il 71% dei lavoratori è stato assunto con tipologie contrattuali a termine, soprattutto il tempo determinato.

I tempi indeterminati più frequenti si registrano per lavori poco qualificati come addetto alle pulizie, autista e manovale. Il settore dove maggiormente insiste l’indice di flessibilità è quello dell’istruzione, in cui la media di contratti per ogni lavoratore nel semestre schizza a 7 per ogni lavoratore, con un picco per le maestre d’asilo di 22 contratti a persona. Tra le cessazioni anticipate più del 50% è relativo ai tempi indeterminati e la classe di età maggiormente coinvolta nel totale delle cessazioni è quella di 25-29 anni. Il settore economico più coinvolto dalle cessazioni è quello dell’edilizia.

Sono scarse le opportunità di avere un’occupazione stabile: anche i residuali tempi indeterminati (13,4% del totale degli avviamenti per il semestre) finiscono anticipatamente. Costituiscono infatti oltre la metà (51,11%) di tutte le cessazioni di rapporto anticipate del semestre. Il lavoro a tempo indeterminato di fatto non è «più stabile» dei contratti a termine. L’indice di rischio per la perdita del posto è quasi equiparabile. Per tutte le qualifiche medio-alte le imprese scelgono più spesso contratti a termine (tra tempo determinato e Co.Co.Pro. quasi l’84% del totale degli avviamenti).

25 marzo 2011

Potrebbe piacerti anche