“Parole nel vento”, la critica doc su Dylan

Dodici saggi sul cantuautore americano firmati da diversi esperti e raccolti da Alessandro Carrera di Andrea Monda

Nella postilla all’introduzione del volume, il critico Alesssandro Carrera informa il lettore che «su Bob Dylan sono stati scritti, solo nella lingua inglese, circa duecentotrenta libri, più duecentocinquanta saggi usciti su riviste mensili, culturali o accademiche. Non si possono contare le migliaia di articoli e recensioni pubblicate su riviste settimanali e sui quotidiani…». “Parole nel vento”, titolo che ovviamente parafrasa la canzone più famosa di Dylan, è un altro testo che si aggiunge alla sterminata lista con la particolarità, indicata nel sottotitolo: un’antologia che raccoglie “I migliori saggi critici su Bob Dylan”.

Al termine della lettura viene da pensare che l’audace scommessa sia stata vinta: si tratta di dodici lunghi articoli scritti dalle massime autorità «dylanologhe» mondiali e selezionati dalla massima autorità italiana, Alessandro Carrera che nel 2001 ha pubblicato “La voce di Bob Dylan”, senz’altro il miglior saggio italiano sull’argomento. Dodici articoli che si rivelano altrettanti tasselli adatti per ricostruire il mosaico-Dylan, uno dei più affascinanti del panorama non solo musicale degli ultimi decenni. Il primo di questi tasselli coglie la lunga parabola della carriera quasi all’inizio, nel 1964, in uno dei primi momenti di «svolta»: il critico musicale Nat Hentoff racconta in poche pagine la seduta in studio di incisione relativa alla realizzazione del quarto album del cantautore intitolato significativamente “Another side of Bob Dylan”. È l’album che segna il passaggio dalle canzoni di protesta a quelle più intime e d’amore, così come l’album successivo annuncerà la trasgressiva opzione per il rock a scapito del folk.

Di svolta in svolta il libro accompagna l’intera parabola dylaniana ed è proprio questo uno degli aspetti migliori del volume: nessun periodo di Dylan è stato trascurato ma tutto è ben rappresentato, dal menestrello folk che cantava “Blowin’ in the wind”, all’attempato signore baffuto che, per citare un suo verso, «dressed like squire» (vestito come signorotto di campagna) ancora oggi sforna album come “Modern Times” e viaggia su una media di quasi cento concerti all’anno. Come coglie con la solita precisione Carrera nell’introduzione, per Dylan «l’arte non è un artefatto, l’arte è azione […”> e soprattutto conversazione. […”> Dylan conversa con le sue canzoni». Quest’antologia racconta e fa il punto della situazione di questa lunga conversazione. È difficile (e forse inutile) dire quale sia il migliore di questi dodici saggi: si può dire che ce n’è per tutti i gusti, e se i primi hanno in più il sapore quasi dell’archeologia (da non confondersi con la nostalgia) sono proprio quelli degli ultimi anni, dopo il 2000, che colpiscono per ampiezza e profondità: viene da pensare che forse i critici appassionati di Dylan sono cresciuti insieme, e grazie, al loro cantautore preferito.

“Parole nel vento”, a cura di A. Carrera, Interlinea edizioni, Novara 2008, pp.229, 18 euro

29 giugno 2008

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