Papa Francesco nell’era dei media

La televisione ci ha regalato meravigliosi primi piani. Importante il ruolo dei social network. La sua semplicità ci ha fatto sentire il vento del nuovo che avanza a passi veloci di Elisa Manna

I media si nutrono di narrazione, e danno il meglio quando raccontano un fatto grande, ricco di segni, animato da una forte tensione emotiva. Ancora di più se è un fatto reale e di portata mondiale. E ieri è stato così: abbiamo ringraziato la televisione che ci ha regalato meravigliosi primi piani del nuovo Papa, di quello sguardo così serio, dolce, consapevole: lo sguardo che immaginiamo dovesse avere Gesù.

Abbiamo ringraziato la possibilità di non perdere nessuno dei grandi segni che Papa Francesco ci ha regalato: quel far recitare le preghiere di sempre e nello stesso tempo quell’innovazione profonda, al momento della benedizione. Un Papa che comprende, anzi, verrebbe da dire, conosce istintivamente i paradigmi della comunicazione contemporanea, che passa attraverso il coinvolgimento di tutti e l’interattività: io vi benedico ma voi pregate il Padre perché mi benedica.

La sua semplicità ci ha conquistati, il suo accento ci ha fatto sentire tangibilmente il vento del nuovo che avanza a passi veloci: le immagini della sua esperienza di vescovo dei poveri in Argentina, che le televisioni affannosamente hanno cercato, ci hanno dato immediatamente la caratura della sua personalità.

Questo Papa ha guardato negli occhi un’umanità sofferente, lacerata, ha vissuto la compassione, l’amore per gli ultimi, è il Pastore che la Chiesa universale attendeva. La croce sul suo petto è povera.

La piazza era impazzita occhieggiante dei flash dei fotografi che sembravano accendere stelle. È stata la rappresentazione di un’umanità tesa allo spasimo, esasperata da un materialismo insopportabile, che acclama il suo Pastore che saprà aiutarla a ritrovare il cammino. E ancora, lo scambio di messaggi sui social, sui tablet, sugli smartphone tra cattolici praticanti, agnostici, atei, persone in ricerca, tutti accomunati dalla gioia. «Tu che ne pensi? A me piace molto questo Francesco». «Anche a me, è una speranza per il mondo».

14 marzo 2013

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