Padre Roberto, il Vangelo in Amazzonia

L’impegno di un francescano, da otto anni in Bolivia. Tra grande partecipazione alle manifestazioni della pietà popolare e preoccupazione per le sette di Emanuela Micucci

Magdalena, cuore della foresta amazzonica boliviana. Diecimila abitanti indigeni e meticci sparsi in dodici villaggi lungo il fiume Itomana e nelle isole di bosco tropicali circondate da vaste pianure e acquitrini. Qui vive, in un’antica missione fondata nel 1720 dai gesuiti, padre Roberto Bordi, francescano dell’ordine dei frati minori. Dalla parrocchia di San Leonardo ad Acilia all’America Latina, con una grande vocazione per le missioni fin dagli anni del Seminario.

«Sono partito nel 1971 subito dopo l’ordinazione sacerdotale: ho passato 28 anni in Argentina e dal 2000 sono in Bolivia, prima nel vicariato di Camiri poi a Magdalena», racconta padre Roberto, di passaggio a Roma. Pur dotata dei servizi essenziali, la cittadina ha strade di terra battuta, attraversate da corsi d’acqua senza ponti. «A causa delle abbondanti piogge rimaniamo isolati per 8 mesi l’anno – spiega -. Uno dei maggiori problemi sono proprio le vie di comunicazione».

Si viaggia in canoa o in barca a motore, su carri trainati da buoi, moto, biciclette, piccoli aero-taxi. Così, per raggiungere un villaggio a 40 chilometri di distanza, si impiegano 6 ore. «Spesso è difficile per gli abitanti venire in parrocchia e per me andare da loro – continua il missionario -. Sono solo. Li visito per le feste patronali, le comunioni, le cresime».

Ne risente, inevitabilmente, l’attività pastorale. «Nei villaggi la gente è semplice, facile preda delle sette che promettono aiuti. Alle processioni e alle celebrazioni della Settimana Santa, invece, c’è grande partecipazione. È una fede naturale dove entra tutto: dalle superstizioni alle credenze ancestrali». Nella Bolivia, con l’80% della popolazione cattolica, con una cultura profondamente legata alla Chiesa, con il 40% dell’istruzione cattolica, con i cittadini pronti a protestare per la decisione del nuovo governo socialdemocratico di abolire l’insegnamento della religione, resistono antiche tradizioni in un sincretismo religioso. Ma se si chiede a padre Roberto quali siano le maggiori difficoltà nell’evangelizzazione risponde: «Quelle ordinarie che ci sono anche in Occidente: la risposta personale alla fede che non sempre si è disposti a seguire».

A Magdalena, dove la maggior parte delle persone sopravvive poveramente con stipendi di circa 200 pesos (equivalenti a 100 euro), dove le case sono di legno con tetti di palma, senza acqua corrente o luce elettrica, dove la visita medica è gratuita ma le medicine si pagano, dove nell’ospedale c’è il macchinario per le radiografie ma mancano le lastre e il pranzo ai malati lo devono portare i familiari, la missione dei francescani ha realizzato fondamentali opere sociali.

Dall’infermeria-farmacia a 3 mense per i bambini, a una scuola, fino a 5 club de matres e a una mensa riservata agli anziani, passando per il nuovo centro per disabili in costruzione e l’adozione a distanza di 55 piccoli boliviani. «È stato possibile fare tutto questo – sottolinea padre Roberto – con l’aiuto economico dall’Italia».

29 settembre 2008

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