Orchi sul web: la denuncia di “Meter”

Pedofili si fingevano amanti dei cani sul social network “Ning”. La denuncia dell’associazione di don Di Noto, che nei giorni scorsi ha incontrato i seminaristi del Maggiore da Avvenire

Sono amanti dei cani, apparentemente. E per parlare di cani si ritrovano, dall’Italia e da tutto il mondo, su “Ning.com”, uno dei più frequentati social network. Sempre apparentemente. Perché in realtà sul web si danno appuntamento per diffondere centinaia di migliaia di fotografie e video pedopornografici, senza neppure preoccuparsi di oscurare il proprio volto di pedofili, tanto ormai sanno che più o meno la fanno franca. E che nemmeno i media più agguerriti a caccia di notizie si prendono più la briga di sbattere l’orrore in prima pagina. A scoprire il traffico sono stati ancora una volta i volontari dell’associazione Meter, fondata da don Fortunato Di Noto, il sacerdote siciliano pioniere nella difesa dei bambini contro la pedofilia.

«Tutto questo accade malgrado quel network , prima ad accesso libero, abbia da tempo introdotto l’obbligo di registrarsi. Esigiamo una spiegazione», dice il sacerdote. «Su questo stesso social network, infatti, abbiamo fatto molteplici segnalazioni alla Polizia postale italiana, che con il Comitato di Sicurezza americano in un anno ha chiuso cento comunità su 584 e circa 20mila profili di utenti, eppure questo non ha fermato i pedofili. Che, ripeto, continuano bellamente a diffondere foto e video».

Il vero problema resta l’impunità: nonostante le denunce del prete andate a buon fine e i contatti anche con le polizie estere, «non siamo riusciti a ottenere più della semplice chiusura con oscuramento dei profili», continua don Di Noto. Cui questo non basta più: «Bisogna fare un passo avanti, è urgente innanzitutto individuare le vittime per liberarle dalla schiavitù, poi gli stupratori, che ormai si mostrano a viso aperto perché evidentemente convinti del fatto che ormai nessuno li perseguiterà. Ed è questo il messaggio sbagliato che ad ogni costo dobbiamo impedire di far passare». I piccoli sfruttati nella produzione dei video sono in tenera età, ma nessuna compassione sembra in grado di fermare un giro d’affari pari a 13 miliardi di euro l’anno.

«Stare con il Papa è stare con le vittime», aveva commentato don Di Noto il 16 maggio, giorno del grande raduno delle aggregazioni cattoliche in piazza San Pietro prima del Regina Coeli – . Difendere l’innocenza non è un comando umano, è un mandato evangelico, viene dallo stesso Gesù». Quel giorno stesso aveva denunciato alla Polizia postale un sito-lager in cui 234 erano i bambini violentati e due i volti degli adulti abusatori: «Da oggi e fino a quando gli sforzi investigativi non argineranno l’orrore, conteremo uno per uno i bambini perché vengano salvati e qualcuno rompa questo cerchio di sfruttamento».

Chiesa in primo piano nella difesa dei piccoli, dunque. Come dev’essere se si vuole farne parte. Lo ricorda da 21 anni – con i fatti don Di Noto, come le decine di migliaia di sacerdoti che, non discostandosi mai dalla loro fede, ogni giorno lottano nel mondo dalla parte dei deboli e per la sicurezza delle famiglie (non scordiamo che, come ogni estate, due milioni di bambini anche quest’anno saranno affidati dalle famiglie italiane a religiosi e religiose). E ieri sera Di Noto è stato invitato a incontrare i seminaristi del seminario pontificio di Roma: «L’incontro di formazione – non unico visto che negli anni abbiamo già incontrato gli alunni di diversi seminari delle diocesi Italiane – non nasce dagli scandali nella Chiesa, sia chiaro, ma nell’ambito della formazione per conoscere un fenomeno devastante per l’infanzia e suscitare un perenne impegno, nella pastorale ordinaria, cui i sacerdoti sono chiamati ad operare non come e¬mergenza nella Chiesa ma come via ordinaria, per difendere i bambini da chi vuole far loro del male – spiega il sacerdote – .

È un comando di Gesù impegnarsi contro gli abusi, non una semplice risposta a un’emergenza che è presente in tutti i settori della vita dell’uomo. Ogni forma di violenza non è il linguaggio del Vangelo, come il comportamento di alcuni sacerdoti che hanno messo in cattiva luce la bellezza del sacerdozio nella Chiesa non è la via ordinaria della vita cristiana».

25 maggio 2010

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