Oratorio dei Filippini, un progetto di restauro

Un’iniziativa della Congregazione fondata da San Filippo Neri e della Regione Lazio per il recupero del patrimonio bibliografico e storico-artistico della comunità di Roma di Claudia Caroletta

Ospitava anticamente l’esecuzione delle laudi spirituali che diedero origine a quelle composizioni musicali dette “oratori” dal luogo di esecuzione, e accoglie la più antica biblioteca di Roma, la Vallicelliana, fondata nel 1581. Un luogo strettamente connesso alla storia di San Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell’Oratorio, che tra le regole aveva fissato «la lettura durante una parte del pasto». Parliamo dell’Oratorio dei Filippini, il cui patrimonio bibliografico (tra cui oltre 2.500 manoscritti fondamentali per la storia della Chiesa, per la cultura letteraria, per le scienze astronomiche e matematiche, e un fondo antico a stampa di circa 40mila volumi) e storico artistico sarà oggetto di valorizzazione grazie a un’iniziativa della congregazione e dell’assessorato alla cultura della Regione Lazio. Il progetto è stato presentato mercoledì scorso presso la Chiesa Nuova, nel refettorio opera del Borromini, che progettò il grande salone di lettura. Tra gli interventi, quelli di padre Edoardo Aldo Cerrato, procuratore generale della Confederazione delle congregazioni dell’Oratorio, e di padre Alberto Venturoli, archivista della congregazione.

«Sono 77 le nostre comunità in tutto il mondo e 32 quelle in formazione – spiega Alberto Bianco, segretario e archivista della congregazione- e il progetto di valorizzazione che presentiamo oggi riguarda la comunità di Roma e ne considera territorialmente il patrimonio iconografico, architettonico e archivistico». Si tratta della prima comunità fondata da San Filippo Neri e canonicamente eretta nel 1575 da Papa Gregorio XIII. L’Oratorio, meglio conosciuto come sala Borromini, dal 1870 divenne sede della Corte d’Assise, e gran parte del convento fu occupato dai Tribunali. Nel 1924, dopo un sostanziale restauro, l’Oratorio ritornò nella sua sede. L’ultimo restauro è del 1967 e da allora si tengono corsi e manifestazioni culturali gestiti dai padri Filippini. Nel complesso, articolato su tre cortili, hanno sede attualmente, oltre alla Biblioteca Vallicelliana, l’Archivio Storico Capitolino, con l’annessa Biblioteca Romana, la Società Romana di Storia Patria e l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. «Il progetto di valorizzazione prevede per quest’anno – afferma l’architetto Anna Di Falco, responsabile del progetto – i primi interventi di emergenza, quindi la disinfestazione e il restauro degli oggetti più a rischio. In un secondo momento si avvierà la valorizzazione del patrimonio sia artistico (quadri) che documentario (libri). E ancora l’archivio musicale, gli arredi e le opere che si trovano nella biblioteca e nell’archivio. Tutto ciò poi dovrà avere una degna collocazione e la possibilità di essere fruito».

Come nasce il progetto? Risponde la Di Falco: «Il progetto nasce dalla mia esperienza di studiosa della storia dell’Oratorio dei Filippini. Mentre consultavo alcuni archivi mi accorsi dello stato di abbandono dei documenti e delle fonti. Quindi decisi di presentare tale situazione alla Regione Lazio, che successivamente provvide ad un sopralluogo. E dai primi di ottobre sono iniziati i lavori, con l’inventario del fondo musicale e del fondo bibliotecario. Il progetto è stato inserito dalla Regione nel ciclo di manifestazioni promosse con il patrocinio dell’Unesco nell’ambito dell’iniziativa “Torino capitale mondiale del libro per l’anno 2006 con Roma”».

28 maggio 2006

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