Nuovi posti di lavoro dal microcredito

Una proposta innovativa per permettere a famiglie e imprese di superare momentanee difficoltà. In Italia ancora non decolla, ma importanti novità fanno sperare di Fabio Salviato

La crisi economica si presenta sempre più acuta. Nonostante timidi tentativi di ripresa, molti cittadini si trovano di fronte ad una crisi che continua ad crescere, il numero di disoccupati ha oramai superato in Italia il 10%, senza però contare tutti coloro che, in base alle statistiche, hanno oramai perso la speranza di trovare lavoro: un altro 10%. Si tratta non solamente di giovani, ma anche di cinquantenni che, avendo perso il loro impiego, oramai non hanno speranza di rientrare nel mercato del lavoro.

Le istituzioni sembrano quasi impotenti di fronte ad un processo di degrado economico e sociale, che a volte sembra inarrestabile. Per uscire da questa crisi bisogna immaginare percorsi e soluzioni nuove ed innovative, non è possibile immaginare un’altra fase di sviluppo economico utilizzando le “ricette” applicate in risposta alle crisi passate. Si tratta di un passaggio molto difficile, ma assolutamente importante, cioè quello di trovare idee, proposte nuove e diverse. Non ci sono altre alternative.

Il microcredito potrebbe rappresentare una delle proposte innovative, cioè permettere ad imprese, piccole attività artigianali, o a famiglie che si trovano in momentanee situazioni di difficoltà, di ricevere un finanziamento fino a 35.000 Euro, un credito capace di dare fiducia e permettere la realizzazione degli obiettivi sperati.

Spesso un imprenditore si trova nella necessità di richiedere alla banca un piccolo finanziamento, ed in molti casi non riesce ad ottenerlo in quanto il sistema finanziario generale si trova “ingabbiato” all’interno di regole che di fatto rendono difficile il finanziamento a piccole imprese; non parliamo di crediti a famiglie che si trovano in difficoltà.

Recentemente una ricercatrice francese ha effettuato uno studio relativo alle richieste di microcredito in tutta Europa. In Francia, su 100 richieste, solo 17 microcrediti vengono soddisfatti. La media europea è vicina alle 10 risposte.

L’Italia risulta il fanalino di coda con un dato deludente, cioè 24 richieste su 100 vengono soddisfatte. Insomma in Italia il microcredito, che potrebbe contribuire a dare una risposta a piccoli imprenditori o a molte famiglie in difficoltà, non decolla. Le istituzioni europee si sono rese conto di questa difficoltà, e attraverso il Fondo Europeo per gli Investimenti, hanno chiesto a Sefea (Società Europea per la Finanza Etica ed Alternativa, una cooperativa finanziaria promossa dalle Banche Etiche Europee, in primis Banca Popolare Etica in Italia), di trovare una soluzione per l’Italia.

Sefea, con sede a Padova, ha aperto un dipartimento per il microcredito ed ha ottenuto dal F.E.I. un primo finanziamento di 4 milioni di Euro. Sefea procederà a finanziare a sua volta istituzioni di microfinanza, che operano a livello locale. Inoltre, nei prossimi mesi, la Banca d’Italia dovrebbe emanare i decreti attuativi che permetteranno anche alle organizzazioni senza scopo di lucro di poter svolgere attività di microcredito. E allora si potrebbe allargare un mercato che potrebbe permettere a centinaia di migliaia di persone o imprese di ottenere un microcredito.

Si parla molto di liberalizzazioni e di flessibilità: in questo caso servirebbe un po’ di buona volontà e di capacità di coordinarsi, facendo rete, per permettere una maggiore diffusione del microcredito. È in gioco il futuro di migliaia di persone che potrebbero ritrovare nel “dare credito”, che significa dare fiducia, una importante possibilità di riscatto personale per lo sviluppo della propria azienda e della propria vita.

In Italia operano al momento una decina di organizzazioni finanziarie dedicate a concedere un microcredito: la maggior parte sono le Mag (Mutue per l’autogestione), cooperative finanziarie sorte per sostenere lo sviluppo di imprese cooperative o no-profit. Ora c’è Banca Popolare Etica, che opera prevalentemente nel settore del sociale, quindi molte Mag si stanno ricollocando, oltre che nel settore dei servizi per la nascita di imprese non profit, anche nel settore del microcredito.

Dall’intuizione europea di Sefea potrebbe svilupparsi quindi un interessante movimento che si espanderebbe a macchia di leopardo in tutta l’Italia. Come è successo a Giuliana, che abita a Foggia. Lavorava in una piccola azienda che ha chiuso. Si è trovata a 32 anni a casa, ma non voleva arrendersi. Grazie ad un progetto promosso dalla Provincia di Foggia, ha partecipato ad un corso di formazione per nuovi imprenditori. Giuliana voleva aprire un salone di parrucchiera, e con un microcredito concesso da Banca Popolare Etica, con tanta buona volontà, assieme ad una sua amica, ha ricevuto il finanziamento ed ora gestisce il suo salone ed ha pure assunto l’amica che l’aiutava.

Si tratta di un piccolo segnale, ma importante: se le istituzioni, le reti sociali, cercano di trovare soluzioni e di rispondere ai bisogni dei cittadini, si attiva un circuito virtuoso che crea nuovi posti di lavoro e benessere sociale. Procediamo quindi in questa direzione: un uso responsabile del denaro non crea bolle speculative, ma posti di lavoro.

13 febbraio 2012

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