Newman, la fiducia in un Dio di bontà

Il testo ripercorre la tormentata conversione di Newman, anglicano che si è convertito nel 1845. Le sue caratteristiche: una fede incrollabile e una grande fiducia in Dio di Marco Testi

«Una biografia spirituale» è il sottotitolo del volume del rettore del Pontificio Collegio Beda di Roma, Roderick Strange, dedicato fin dal titolo a John Henry Newman (1801-1890) : in realtà esso ci permette di capire il travaglio non solo dell’uomo e prete Newman, ma di tutta una generazione che si trovò, nella fase centrale dell’Ottocento, in mezzo a grandi problemi dottrinali e morali. Dal volume intanto emerge la complessità della psicologia del cardinale, uomo di grande cultura e dottrina ma nel contempo attento alla dimensione etica e pratica.

Era persona dotata di una sensibilità non comune e cercava, se le riteneva possibili, mediazioni in grado di non portare a rotture insanabili. Newman proveniva dalla Chiesa anglicana, ma nel 1845 chiese di entrare nel cattolicesimo romano quando fu certo che qui avrebbe trovato quella verità invano cercata altrove. Il libro di Strange ci dà esattamente il senso di questa conversione fatta di convinzione e coerenza, e ci regala l’immagine di un uomo che portava a compimento, in modo radicale, i dettami della sua coscienza.

Il biografo segue Newman attraverso le vicissitudini successive alla sua scelta di campo: abbiamo così la visione di un uomo che perde il suo vecchio equilibrio pur di esser fedele alle sue nuove convinzioni (dandoci il senso della sua intima coerenza) ma che nel nuovo campo non trova la serenità e la pace sperate, anzi, attraversa il suo periodo più cupo. E tuttavia non demorde, proprio perché era stata la sua anima a dettargli la decisione, e non valutazioni ambientali o psicologiche. Questa forza gli veniva da una grande fiducia nell’interiorità dell’uomo. Essa, secondo il futuro cardinale, se ben ascoltata ci fa capire che non siamo soli: «Dio ti osserva individualmente, chiunque tu sia. Egli “ti chiama con il tuo nome”». Dio, dirà più avanti Newman, «ti ama di più di quanto tu non ami te stesso».

Questo fondamentale ottimismo lo aiuta ad andare avanti quando le cose si mettono male, nei rapporti con gli antichi amici della Chiesa anglicana, quando viene nominato rettore dell’Università cattolica di Dublino per poi dover abbandonare, o quando gli viene chiesto di accettare la direzione della importante rivista The Rambler per poi consigliarlo di dimettersi. Prove. Così le considerò Newman, che ponevano problemi di solitudine, di incomprensione e dubbio. Rimase però incrollabile in lui la fede in un Dio colmo di bontà. Tanto che sviluppò la tesi secondo cui «Dio è buono e tutti sono nella sua presenza. Nonostante ciò, quando tale presenza è trascurata o dimenticata, si verificano delle crisi». L’uomo che resiste alle tentazione della recriminazione non è immagine nuova nella Scrittura, ma Newman ne rappresenta l’attualizzazione.

«John Henry Newman. Una biografia spirituale» di Roderick Strange, Lindau, 227 pagine, euro 22,50.

24 maggio 2010

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