Nella terra degli Apostoli alle radici della fede

La testimonianza affidata a Roma sette nel suo ultimo viaggio a Roma, poco prima di essere ucciso, il 23 gennaio scorso di Claudio Tanturri

Favorire il rispetto, la pace e la comunione tra le Chiese sorelle cristiane e tra l’ebraismo, il cristianesimo e il «musulmanesimo» testimoniando l’annuncio evangelico e vivendo un’esistenza pienamente radicata nella fede. È con questo obiettivo che sei anni fa don Andrea Santoro, allora parroco della comunità romana di Santi Fabiano e Venanzio, chiese di poter partire alla volta della Turchia. Nei luoghi in cui, tiene a sottolineare, «gli Apostoli furono impegnati in un’intensa attività di evangelizzazione, in cui prese corpo la Chiesa. Motivo per il quale il nostro mondo occidentale ha un debito, che riguarda soprattutto il dono della fede, nei confronti di questa terra». Un debito, aggiunge, «che si paga con la gratitudine, con il continuare ad attingere alla sua ricchezza storica e attuale, porgendo in cambio quanto noi abbiamo di meglio e di più profondo». Ciò che don Andrea cerca di realizzare attraverso il suo delicato lavoro pastorale a Trabzon sul Mar Nero.

«Lì, più che di missione, è giusto parlare di “presenza”». Quando, nel 2000, partì come sacerdote “fidei donum” della diocesi di Roma per questa terra, iniziò il suo impegno nella città di Iskenderun, nel sud del Paese, vicino ad Adana. Una pastorale arricchita dal «legame stretto con la comunità dei fratelli ortodossi di rito siriaco e di lingua aramaica, con cui molte volte abbiamo pregato». Rapporto che è rimasto e si è arricchito di spunti e occasioni di confronto da quando don Andrea si trova a Trabzon. Qui ha la responsabilità di un’antica chiesa, dove pregano anche degli ortodossi, sprovvisti di un proprio luogo di culto. Frequenti gli incontri con i musulmani: «Visitano spesso la chiesa, desiderano capire le rispettive diversità esprimendo il proprio patrimonio culturale». Una realtà che il vescovo Dieci, incaricato per le missioni a Roma, vorrebbe visitare presto, accogliendo l’invito rivoltogli cordialmente dal vescovo del vicariato apostolico dell’Anatolia, monsignor Luigi Padovese.

29 gennaio 2006

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