Natale, speranza per l’umanità

Il messaggio “urbi et orbi” di Papa Benedetto XVI, pronunciato dalla loggia della basilica di San Pietro
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Il Natale è la risposta autentica ai drammi dell’uomo. Drammi sempre presenti, come la fame e la sete, le malattie e la povertà, pur in questo tempo di abbondanza e di consumismo sfrenato. «C’è ancora chi è schiavo, sfruttato e offeso nella sua dignità; chi è vittima dell’odio razziale e religioso, ed è impedito da intolleranze e discriminazioni, da ingerenze politiche e coercizioni fisiche o morali, nella libera professione della propria fede. C’è chi vede il proprio corpo e quello dei propri cari, specialmente bambini, martoriato dall’uso delle armi, dal terrorismo e da ogni genere di violenza in un’epoca in cui tutti invocano e proclamano il progresso, la solidarietà e la pace per tutti. E che dire di chi, privo di speranza, è costretto a lasciare la propria casa e la propria patria per cercare altrove condizioni di vita degne dell’uomo? Che fare per aiutare chi è ingannato da facili profeti di felicità, chi è fragile nelle relazioni e incapace di assumere stabili responsabilità per il proprio presente e per il proprio futuro, si trova a camminare nel tunnel della solitudine e finisce spesso schiavo dell’alcool o della droga? Che pensare di chi sceglie la morte credendo di inneggiare alla vita? Come non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva un’invocazione straziante di aiuto?»

Sono le domande con cui il Papa, nel suo messaggio natalizio “urbi et orbi” pronunciato lunedì a mezzogiorno dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, ha raccolto le domande dell’umanità. Indicando nel Salvatore la speranza per tutti, il cui è annuncio è risuonato in tutte le chiese nella notte di Natale, a cominciare da quella di San Pietro, con la celebrazione presieduta proprio da Benedetto XVI.

«Malgrado le tante forme di progresso – ha affermato il Santo Padre – l’essere umano è rimasto quello di sempre: una libertà tesa tra bene e male, tra vita e morte. È proprio lì, nel suo intimo, in quello che la Bibbia chiama il “cuore”, che egli ha sempre necessità di essere “salvato”. E nell’attuale epoca post moderna ha forse ancora più bisogno di un Salvatore, perché più complessa è diventata la società in cui vive e più insidiose si sono fatte le minacce per la sua integrità personale e morale. Chi può difenderlo se non Colui che lo ama al punto da sacrificare sulla croce il suo unigenito Figlio come Salvatore del mondo?».

Nel messaggio – prima di rivolgersi al mondo con gli auguri di Natale in 60 lingue – il Papa ha ricordato le situazioni di tensione esistenti nel mondo, a partire dalla regione del Medio Oriente, per continuare con Libano, Iraq, Sri Lanka, Africa. «Conceda il divino Bambino, Principe della pace, che si estinguano quei focolai di tensione che rendono incerto il futuro di altre parti del mondo, in Europa come in America Latina».

27 dicembre 2006

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