Monte Paschi, serve il risveglio di una nuova civiltà

Il caso è il sintomo di un sistema di potere che ha fatto della massimizzazione del profitto, degli investimenti e della corsa al denaro i principali valori di riferimento di Fabio Salviato

Dall’inizio della crisi finanziaria – autunno 2007 – le istituzioni preposte, Banca d’Italia, Consob e gli stessi governi che si sono succeduti, ci hanno ripetuto che nonostante tutto le banche italiane risultano solide, a tal punto da non dover fare ricorso sistematico ai vari fondi messi a disposizione dal governo (prima i Tremonti Bond e poi i Monti Bond), se non in maniera sporadica ed occasionale. Tutti continuavano a rassicurare i risparmiatori italiani dicendo che fortunatamente le nostre banche non erano esposte in maniera significativa nei confronti dei derivati, o in generale dei cosiddetti “titoli tossici”.

Eppure da anni, anche negli articoli apparsi su Romasette.it da me firmati, insistevo sulla necessità di definire nuove regole per i mercati finanziari, di capire bene come funzionava il sistema dei controlli, anche nell’ottica di difendere i risparmi o gli investimenti dei nostri risparmiatori, di ripensare gli interventi della Bce in modo che fossero mirati e, se effettuati, orientati all’erogazione di credito nei confronti delle imprese e delle famiglie.

Appelli di buonsenso che evidentemente non hanno trovato ascolto. Ma allora cosa sta succedendo, e soprattutto perché Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca al mondo, la terza come dimensioni a livello nazionale, si trova in una situazione che l’ha costretta a chiedere l’intervento del fondo promosso dal primo ministro Monti per 3,9 miliardi di euro? Come è mai potuto accadere tutto questo?

Le operazioni sotto osservazione sono state tuttavia effettuate: nel 2002 la prima, denominata “Santorini”, intendeva coprire il rischio delle azioni di Banca Intesa che MPS aveva in portafoglio e ha comportato una perdita di 200 milioni di euro. Per “spalmare” tale perdita è stato sottoscritto un altro contratto denominato “Alexandria”, agganciato all’andamento dei Btp trentennali. Tale contratto prevedeva al momento della sottoscrizione un “anticipo” di 200 milioni. E quindi, quasi per magia, da una perdita appaiono 200 milioni di utile. Questo e molto altro è possibile fare con la finanza creativa.

Inoltre MPS ha acquistato per 10 miliardi di euro Banca Antonveneta, acquisita alcuni mesi prima dal Banco Santander (rilevata in precedenza dal fallimento di Abn Amro) per 6 miliardi. Stranamente il pagamento è stato effettuato da MPS su due conti: in un conto sono stati versati 6 miliardi, in un altro conto a Londra sono stati versati gli altri 4, rientrati negli anni successivi in Italia grazie allo scudo fiscale. La magistratura sospetta che questi 4 miliardi siano il frutto di una mega-tangente.

Molte le domande che sorgono da questa vicenda: come ha fatto Banca d’Italia ad autorizzare MPS nell’acquisto di Antonveneta, quando il Monte stesso si trovava già in gravi difficoltà? Come funzionano i sistemi di controllo? Come è possibile acquistare una banca (Antonveneta) 3 mesi dopo pagandola 4 miliardi in più e senza suscitare stupore da parte di nessuno? Come è possibile che l’allora presidente di MPS sia diventato fino a poche settimane fa il presidente dell’ABI (Associazione dei banchieri italiani)? E ancora, come è possibile che ancora oggi una Fondazione espressione di una parte politica ben precisa possa nominare un numero significativo di rappresentanti nel Cda di MPS?

E come è possibile che a dirigere MPS sia stato chiamato un amministratore che si è particolarmente distinto per aver sviluppato la cosiddetta finanza creativa (portando la banca che amministrava precedentemente da un valore di 5,4 euro ad azione ad un valore di circa 0,4 euro ad azione.)? E ancora, come è possibile che un governo possa prestare 3,9 miliardi ad una banca che a oggi ne capitalizza 2,9? Appare evidente che 3,9 miliardi di euro prestati al tasso del 9% non basteranno a risanare la più antica banca del mondo.

Qualcuno penserà si tratti quasi di un mistero ed invece le risposte sono molto semplici, al limite del banale. Lo spettacolo cui stiamo assistendo è la conseguenza di un intreccio “perverso” che consente ad istituzioni finanziarie ed amministratori di gestire attività finanziarie al di là ed al di sopra di ogni tipo di regolamento.

La realtà è che queste situazioni che riguardano oggi MPS, e domani qualche altra banca o istituzione, rappresentano il sintomo di un sistema di potere che ha fatto della massimizzazione del profitto, degli investimenti, e della corsa al denaro i principali valori di riferimento. Tutto questo rappresenta il “pensiero dominante”, condiviso da una classe di banchieri affamati di premi e bonus milionari, una classe di politici, in gran parte assoggettati al pensiero dominante, una classe di dirigenti pubblici. Questa classe oggi non è più presentabile e va condannata sia dal punto di vista etico-morale che sociale. I cittadini responsabili dovrebbero essere più attivi e presenti nel necessario processo di cambiamento.

Perché MPS non arriva a esprimere una figura di un banchiere etico per fare rinnovamento e pulizia? Perché le imprese devono essere gestite da persone che mettono al primo posto il denaro rispetto alla salute delle persone? E perché dovrebbe suscitare scandalo se poi qualche cittadino fa presente in maniera civile che così non è più possibile continuare, se alla fine è sempre la magistratura in Italia che deve essere “messa in campo” per tentare di far emergere una verità che tutti sanno? E allora perché questa nuova classe fatta di persone “pulite”, che rappresenta fortunatamente la maggioranza dei cittadini responsabili, fatica ad emergere?

Pensiamoci, discutiamone, cominciamo a ricostruire un’Italia fatta di cittadini puliti ed onesti che si mettano al servizio del bene comune, facciamolo velocemente prima che tutto possa precipitare ed avvolgerci in un circuito vizioso. Attivare gruppi e circuiti virtuosi, questa è la mia speranza. Cogliamo l’attimo e risvegliamo la coscienza di un “popolo in cammino” pronto a riprendere le redini verso la costruzione di una nuova economia e di una finanza etica.

5 febbraio 2013

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