Monsignor del Portillo, dedizione alla Chiesa

Conclusa la fase diocesana della causa di canonizzazione del vescovo spagnolo, prelato dell’Opus Dei e successore del fondatore Escrivá di Ilaria Sarra

L’ultimo atto solenne presieduto dal cardinale Camillo Ruini, come vicario del Papa per la diocesi di Roma, è stato la chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Álvaro del Portillo, vescovo e prelato dell’Opus Dei. «Sono molto lieto di aver concluso io questa causa», ha affermato il porporato, che ha espresso stima per don Álvaro. La cerimonia si è tenuta giovedì presso l’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, alla presenza di tantissime persone: «Oggi leggo sui vostri volti – ha detto il cardinale – la speranza di vedere un giorno, mi auguro non lontano, il felice esito dell’itinerario di cui il processo diocesano rappresenta il primo passo».

La causa si era aperta il 5 marzo 2004 e, nonostante monsignor Javier Echevarría, l’attuale prelato, fosse stato riconosciuto dalla Congregazione per le cause dei santi come il vescovo competente ad istruire la causa di beatificazione del suo predecessore, egli volle ugualmente che fosse nominato un Tribunale del Vicariato per ascoltare la sua deposizione e quella di altri testi. Nato a Madrid l’11 marzo 1914, terzo di otto fratelli, Álvaro del Portillo entrò a far parte dell’Opus Dei nel 1935. Il 25 giugno 1944 fu ordinato sacerdote e due anni dopo si stabilì a Roma, dove servì la Santa Sede svolgendo diversi incarichi.

Fu molto vicino a San Josemaría Escrivá e, quando questi morì, nel 1975, don Álvaro gli succedette alla guida dell’Opera. «Si distinse sempre – ha ricordato il cardinale Ruini – per la sua fedeltà indiscussa allo spirito del fondatore». Il 28 novembre 1982 Giovanni Paolo II eresse l’Opus Dei in prelatura personale, nominando monsignor del Portillo prelato e conferendogli, il 6 gennaio del 1991, l’ordinazione episcopale. Il 24 marzo 1994 don Alvaro morì, di ritorno da un viaggio in Terra Santa. «Additare la sua figura come esempio per tutti i cristiani sarà un bene per la Chiesa intera – ha sottolineato il cardinale – . Grande esempio di fedeltà nel seguire lo spirito di santificazione nel lavoro e nella vita ordinaria».

Un legame forte, quello tra San Escrivá e il vescovo del Portillo, confermato anche giovedì 26 giugno, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica del fondatore dell’Opus Dei. «Questa felice coincidenza non è casuale – ha spiegato il cardinale -, fa parte di quel gioco divino con gli uomini che don Álvaro aveva imparato ad apprezzare grazie a San Josemaría». Don Álvaro guidò con dedizione la prelatura, di cui oggi fanno parte circa 84mila persone distribuite nei cinque continenti, ricordando come il compito dell’Opus Dei fosse quello di servire la Chiesa e non la gloria umana.

È stato un sacerdote fortemente amato «perché ha incarnato, con molta profondità, la paternità spirituale ricevuta da San Escrivá. Tutti lo sentivamo come un padre», ha raccontato monsignor Flavio Capucci, postulatore della causa di beatificazione. Il cardinale Ruini ha infine ringraziato il Tribunale diocesano del Vicariato per il servizio offerto alla Chiesa di Roma in questi 17 anni del suo mandato di vicario. Un ultimo ricordo è però andato a don Álvaro: «La sua saggezza e la testimonianza di dedizione e servizio alla Chiesa hanno lasciato un segno nel mio cuore».

30 giugno 2008

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