Missioni in Perù

«La mia prima destinazione fu il Venezuela. E più precisamente la parrocchia di Nostra Signora di Coromoto nella città di Maracay». Inizia così il racconto di padre Giuliano Salvini, marista, da più di 30 anni in America Latina di Claudio Tanturri

Carità ed evangelizzazione sono le priorità delle tante missioni che operano in America Latina. Una terra che, in alcune regioni, presenta una popolazione con gravi problemi di sussistenza. Dato, quest’ultimo, confermato anche dai tanti missionari che lavorano in quei luoghi, come il marista padre Giuliano Salvini. Un’esperienza più che trentennale, la sua, che lo ha visto partire alla volta del Sud America all’inizio degli anni Settanta. «La mia prima destinazione – racconta – fu il Venezuela. E più precisamente la parrocchia di Nostra Signora di Coromoto nella città di Maracay». Allora padre Salvini era un giovane religioso di 33 anni che, come ricorda, rimase subito impressionato dalla «dignità con cui la gente affronta quotidianamente la propria miseria. Erano infatti molte, e lo sono anche ora, le persone e le famiglie intere che la sera sono obbligate ad andare a dormire senza aver mangiato. Ancora ci sono tanti giovani che rubano per un pezzo di pane». Il suo lavoro in Venezuela, dove stette per 14 anni, fu molto duro. Dopo sette anni a Maracay, dovette trasferirsi a Valencia. Qui si occupò di tre parrocchie insieme ad altri tre confratelli. Circa 80mila i fedeli. A metà degli anni ’90, poi, il definitivo trasferimento in Perú, nella diocesi di Callao, vicino alla capitale Lima, fino al 2000, e poi a Sullana, nella regione Piura, dove risiede oggi. «Io e i miei confratelli ci prendiamo cura dei parrocchiani e dei tanti fedeli che abitano nei dieci paesini intorno alla città. È gente che vive di agricoltura e pastorizia. Ma lo fa con metodologie e strumenti desueti. Quando non riusciamo a raggiungerli noi, ci pensano i volontari laici che frequentano i nostri corsi di formazione alla missione». Riguardo alla pratica religiosa domenicale, padre Salvini afferma che tanto c’è ancora da fare. «Solo il 15 per cento degli abitanti la domenica partecipa alla Messa». In merito all’amministrazione dei sacramenti, poi, «celebriamo tantissimi battesimi, ma pochissimi matrimoni. A causa dell’irresponsabilità degli uomini che in queste zone sono “affetti” da un maschilismo esasperato. Per questo la donna è il pilastro della famiglia e i ragazzini, nella maggior parte delle situazioni, crescono in strada». E proprio per loro, padre Salvini e i suoi confratelli, già da qualche anno hanno attivato due “mense popolari” nella periferia cittadina, capaci di ospitare più di 200 bambini. «Grazie alle offerte che ci arrivano tutti i giorni, riusciamo a garantire loro la colazione quotidiana». Ma questo evidentemente non basta. E quindi i missionari maristi hanno dovuto mettere in moto la propria fantasia al fine di trovare altri aiuti. È nata così l’iniziativa «Un chilo d’amore»: «Una domenica al mese, i parrocchiani ci portano un chilo di un genere alimentare a loro scelta. Di solito pasta, riso farina, olio vanno a riempire le dispense delle due mense e ci danno la possibilità di fornire ai piccoli una dieta di base, integrata con carne e pesce, che acquistiamo grazie all’aiuto dei benefattori sparsi in tutto il mondo». Una vera e propria “pastorale della solidarietà”, dunque, che permette loro di provvedere anche all’acquisto di farmaci e al pagamento degli onorari dei medici.

10 luglio 2005

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