Maria Giuseppa dei Sacri Cuori, carità e obbedienza
Aperta la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione della religiosa. Monsignor Slawomir Oder: «Una donna obbediente alla volontà di Dio», attratta «dalla vita contemplativa» di Giulia Rocchi
Una donna «obbediente alla volontà di Dio», attratta «dalla vita contemplativa» e allo stesso tempo dotata di una «inesauribile carità verso il prossimo». Così monsignor Slawomir Oder, vicario giudiziale del Tribunale ordinario della diocesi di Roma, tratteggia la figura di suor Maria Giuseppa dei Sacri Cuori, al secolo Fortunata Cherubini, nella sessione di apertura della fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione. Martedì scorso, in un’affollata Aula della Conciliazione, nel Palazzo del Vicariato, alla presenza del postulatore Paolo Milotta, monsignor Oder ripercorre la vita della Serva di Dio, strettamente legata a quella dell’ordine monastico dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento, di cui suor Maria Giuseppa fu cofondatrice.
Nata il 31 luglio 1788 a Ischia di Castro (Viterbo), entrò in convento all’età di 8 anni. Subito fu apprezzata «per le sue qualità di obbedienza e generosità», ricorda il vicario giudiziale; e in convento sarebbe voluta rimanere, la giovane Fortunata, ma per motivi familiari, a 13 anni, fu costretta a tornare a casa. Eppure la sua perseveranza fu premiata: due anni dopo riuscì a rientrare come novizia nel monastero delle Francescane di Filippo e Giacomo a Ischia di Castro. «Qui c’era suor Maria Maddalena dell’Incarnazione – spiega monsignor Oder -, la quale, alcuni anni prima, in un’estasi prolungata, aveva visto “Gesù come assiso in un trono di grazia del Santissimo Sacramento”, e aveva sentito la sua voce: “Ti ho scelta per istituire l’Opera delle Adoratrici perpetue che giorno e notte mi offriranno la loro umile adorazione per riparare i torti e le ingratitudini dell’umanità e impetrare grazie e aiuti alla divina misericordia”. Per suor Maria Maddalena – prosegue – quell’esperienza mistica fu la chiamata a una grande missione».
La religiosa si adoperò infatti per istituire una nuova congregazione; in questo progetto le fu sempre a fianco Fortunata, che intanto (1804) aveva preso i voti religiosi e assunto il nome di Maria Clotilde. Le religiose si stabilirono prima a Roma; quindi, a causa delle persecuzioni napoleoniche contro la Chiesa cattolica, si spostarono prima a Porto Santo Stefano e poi a Firenze. Infine, la piccola comunità potè rientrare a Roma, e ottenne l’approvazione definitiva da Papa Pio VII il 22 luglio 1814. «L’Ordine ebbe un abito proprio – ricorda monsignor Oder – e le componenti emisero la nuova professione religiosa monastica. Anche la nostra Serva di Dio assunse un nome nuovo: suor Maria Giuseppa dei Sacri Cuori». Collaborò alla stesura delle costituzioni, e divenne superiora nel 1824. Morì a Roma in concetto di santità nella notte tra il 5 e il 6 ottobre del 1844.
21 ottobre 2013