Mamme disabili: al consultorio 70 ogni anno

Cinque anni di attività per il presidio aperto nel 2005 all’interno della struttura del consultorio familiare del Quadraro. All’interno sale di preparazione al parto accessibili e dotate di ausili da Redattore Sociale

Un buon esempio che resta ben radicato nel territorio in cui è nato: compie cinque anni l’ambulatorio ostetrico ginecologico dedicato alle donne con disabilità del Quadraro (via Tuscolana 619, metro Porta Furba), a Roma. Aperto nel 2005 con il sostegno dell’Ufficio del consigliere delegato per l’handicap del comune di Roma e dell’assessorato alle politiche Sociali e della famiglia della provincia, l’ambulatorio è oggi punto di riferimento per tutto ciò che riguarda la sessualità e la salute riproduttiva delle donne con disabilità. Non solo del Quadraro e della parte sud della Capitale: il consultorio raccoglie infatti un bacino di utenza che è cittadino ed è accolto nelle strutture del consultorio familiare diocesano Al Quadraro.

Due piani dedicati alla salute riproduttiva della donna e al benessere di tutta la famiglia, l’ambulatorio ostetrico ginecologico dedicato alle donne con disabilità del Quadraro è uno spazio accessibile ed è dotato – da luglio di quest’anno – anche di un ascensore che permette di salire al piano superiore dove sono situate le sale di preparazione al parto e le stanze di consulenza e confronto con gli psicologi. Accoglienza, ambulatori e spazi di colloquio con l’assistente sociale sono invece dislocati al piano terra, dove si accede a mezzo di una rampa. Accompagnati da familiari o assistenti alla persone, gli utenti possono accedere al servizio attraverso una telefonata e ricevere il primo appuntamento sin da subito. Solo dopo il primo colloquio, però, laddove la ginecologa valuta l’aspetto sanitario ma anche il contesto di vita della persona, si procede alla visita e alla presa in carico del paziente.

Con una disponibilità di quattro ginecologhe – di cui tre specificatamente formate sull’accoglienza e la presa in carico della donna con disabilità –, un’assistente sociale, tre ostetriche, un consulente etico, uno psicopedagogista e un responsabile d’area psicologica, oltreché di un responsabile di struttura, il consultorio accoglie tutti. Sostenuto economicamente dal Vicariato di Roma, la struttura ha un’ispirazione cristiana ed è a prestazione totalmente gratuita per le donne con disabilità (a contributo minimo per tutti gli altri): lo stesso lavoro dei professionisti che vi operano è prestato a titolo volontario. Ausili e abbattimento di barriere architettoniche fanno il resto. «Ovviamente – ha sottolineato Cristiana Fabretti, assistente sociale del Consultorio – le porte sono aperte a tutti, al di là di orientamenti sessuali, religiosi o quant’altro. Siamo una realtà in rete con il territorio, con l’altro consultorio pubblico in via dei Levi, ma anche con il terzo settore di zona. Siamo parte attiva nella consulta dei consultori di Roma e partecipiamo alla consulta dell’handicap del X Municipio di Roma. Quando i problemi delle persone non sono solo clinici, fungiamo un po’ anche da segretariato sociale».

«La media degli ultimi due anni – ha continuato Fabretti – è di circa 70 donne con disabilità l’anno, tra nuove e storiche. Molte di loro provengono dalle strutture presenti sul territorio, da Capodarco alla Casa delle Ragazze, e il lavoro è facilitato. Difficile invece agganciare il singolo sul territorio: è la nostra scommessa, però. Nel futuro, abbiamo l’obiettivo di avviare una campagna di informazione e accoglienza». «Disabilità psichica, ma anche motoria – ha continuato Fabretti sulle tipologie di donne disabili accolte nella struttura –, disabilità mototraumatica e disabilità motocongenita, sindrome di Down, ma anche donne con distrofia muscolare e osteogenesi. Per ciò che attiene l’età, invece, dobbiamo registrare una domanda che si concentra nella fascia di età compresa tra i 30 e i 40 anni».

Tra i tabù e quello che c’è di non scritto in questi incontri, conclude Fabretti, «c’è il silenzio di tante donne con disabilità riguardo la loro vita sessuale. Non se parla. La preoccupazione maggiore è legata allo stato di disabilità. Tra i mariti e i compagni, chi viene è particolarmente presente, ma in generale non parlano né di coppia né di sessualità. La preoccupazione, anche qui, è diversa: riguarda i figli e l’ambito familiare in generale».

Per informazioni, contatti e appuntamenti: www.consultorioquadraro.it.

29 settembre 2010

Potrebbe piacerti anche