L’ultimo saluto ai due alpini uccisi a Kabul

Celebrati nella basilica di Santa Maria degli Angeli i funerali di Stato del tenente Manuel Fiorito e del maresciallo Luca Polsinelli di Federica Cifelli

Erano di pattuglia 7-8 km a sud-est della capitale afghana, nella zona chiamata Musay Valley, i due alpini Manuel Fioritio (tenente, classe 1979) e Luca Posinelli (maresciallo, nato nel 1977), quando un ordigno radiocomandato è esploso al passaggio del loro convoglio – 12 alpini in tutto -, venerdì 5 maggio, uccidendoli. Erano le 16.20; le 13.50 in Italia. I funerali di Stato dei due soldati si sono svolti questa mattina a Roma, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, presieduti dall’ordinario militare per l’Italia l’arcivescovo Angelo Bagnasco, alla presenza del presidente della Repubblica Ciampi, dei presidenti di Senato e Camera Franco Marini e Fausto Bertinotti, del vicepremier Gianfraco Fini. Presenti anche Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, i ministri Martino (difesa) e Pisanu (interno), e i vertici dell’esercito.

Le bare sono arrivate nella basilica che una settimana fa aveva visto celebrare le esequie dei tre soldati italiani uccisi a Nassiriya portate a spalla dagli alpini. Un picchetto interforze composto da militari dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dai Carabinieri e della Guardia di Finanza ha reso gli onori ai feretri. «A distanza di una settimana – ha detto mons. Bagnasco nell’omelia – la viltà terroristica ha rinnovato il dolore dell’Italia aprendo nuove ferite. Il dolore è grande, sconfinato, ma senza panico». Parole, quelle dell’arcivescovo, che stringevano in un unico abbraccio anche il maresciallo dei carabinieri Enrico Frassanito, ferito nell’attentato di Nassiriya del 27 aprile e deceduto a Verona due giorni fa, i cui funerali si svolgeranno nel pomeriggio a Verona.

Grande affetto e profonda ammirazione. Questi i sentimenti espressi dall’ordinario militare che rivolgendosi ai genitori dei caduti li ha ringraziati per avere «generato i figli ai valori più alti». I ragazzi infatti, ha continuato, «cercano qualcosa per cui valga la pena vivere e, se è il caso, morire», puntando a ideali per i quali «spendere le loro energie di intelligenza e di cuore». E stimolando il mondo degli adulti a «pensare in grande», fornendo loro esempi di «rigore morale, onestà intellettuale, sacrificio, abnegazione per il bene comune, amore alla patria e al mondo».

«Dolore e vicinanza alle famiglie dei due alpini» erano stati espressi nei giorni scorsi anche dalla presidenza della Cei, che in una nota dichiarava: «Questa barbara uccisione sollecita tutti a ribadire l’impegno per affermare i valori della libertà e della democrazia, opponendosi alla piaga del terrorismo che ancora una volta ha seminato distruzione e morte». Cordoglio anche da parte di Benedetto XVI, tramite un telegramma firmato dal Segretario di Stato Angelo Sodano e indirizzato a mons. Bagnasco. «Appresa la notizia dell’ignobile attacco al convoglio italiano a Kabul – si legge nel testo – il Sommo Pontefice desidera far pervenire a genitori e familiari espressione della sua personale partecipazione al profondo dolore e insieme manifestare sentito cordoglio per il grave lutto che colpisce ancora una volta l’intera nazione italiana e in particolare le forze armate, impegnate tra popolazioni duramente provate».

9 maggio 2006

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