L’ultima volta sul palco di Ivano Fossati

Il 9, 14 e 15 marzo il cantautore genovese si esibirà all’Auditorium della Conciliazione per le tre date romane del suo ultimo tour prima del ritiro definitivo dalle scene di Concita De Simone

«Sul palco fino agli ‘80 anni ci vedo bene solo i jazzisti e i bluesman, e io non appartengo a nessuna delle due categorie». Lo ha detto Ivano Fossati, icona del cantautorato italiano, che ha deciso di ritirarsi dalle scene dopo aver descritto con maestria stati d’animo, pensieri, storie, fotografie e fermo-immagini che ognuno di noi vorrebbe saper esprimere. In tanti sperano che ci ripensi, ma, al momento, quelle di queste ultime settimane sono le date dell’ultimo tour “Decadancing”, e a Roma ci sono ben tre serate il 9, 14 e 15 marzo, tutte all’Auditorium della Conciliazione per ascoltarlo ancora dal vivo.

È lo stesso Fossati a confermare: «Con Decadancing intendo lasciare quel che comunemente si chiama attività discografica, non farò altri dischi e questo sarà il mio ultimo tour. È una decisione serena, di quelle che si prendono in tanto tempo, e sono molto determinato. È che mi sono domandato se al prossimo album, tra 3 o 4 anni, avrei avuto la stessa forza, la stessa lucidità, la stessa passione che ho potuto garantire fino a qui e, ogni volta che mi sono fatto questa domanda, mi sono risposto ’non lo so’. Quello da cui io mi sto staccando è il mestiere della
discografia, nessun artista può staccarsi dall’amore per la musica. Continuerò a studiare, continuerò a suonare, continuerò ad ascoltare la musica degli altri. Continuerò a fare tutto questo, perché ero monomaniaco da ragazzo e lo sono ancora, non c’è niente che mi attiri più di un negozio di strumenti musicali anche adesso. Quella parte resta intoccata. Tutto sommato questo lavoro l’ho fatto per 40 anni avendo scritto moltissimo, con una grande libertà artistica. Di cosa mi lamento? Di niente. Non abbandono le scene per stanchezza, ma per curiosità, perché c’è abbastanza tempo per sperimentare in altre direzioni, lo credo fermamente».

Ma “Decadancing” non è un tour nostalgico. Il cantautore genovese con la sua band porta in scena un concerto vigoroso e intenso. «Chi viene a sentirmi non deve aspettarsi nessun’atmosfera d’addio, voglio divertirmi fino alla fine e che ogni concerto sia una festa», aveva dichiarato all’inizio del progetto. In scaletta si va dalle ultime canzoni di Decadancing, eseguite per la prima volta dal vivo, fino ai brani di impegno civile che da tempo caratterizzano la produzione di Fossati, come “Cara democrazia”, “La crisi”, “Ho sognato una strada”, “Mio fratello che guardi il mondo”, passando per “E di nuovo cambio casa”, “Una notte in Italia” e “C’è tempo”, con le loro atmosfere avvolgenti. Non mancano due gemme da Macramé “L’orologio americano” e “Stella benigna”, le toccanti “Il bacio sulla bocca”, “La costruzione di un amore”, “Di tanto amore” e la recentissima, splendida “Settembre” da Decadancing. Insomma, un concerto-regalo ai fans multigenerazionali del cantautore protagonista della scena musicale italiana dalla fine degli anni Sessanta.

Sono proprio le sue canzoni a rimanerci in eredità, anche se Fossati ha dichiarato di sentirsi «principalmente un musicista. Naturalmente ho scritto anche delle parole, ma mi hanno sempre chiesto molto più conto della parole che non della musica. Questo mi ha lasciato spesso un po’ interdetto. Avrei voluto che la gente avesse avuto più attenzione per la musica, non soltanto la mia, anche quella degli altri. Invece qui in Italia si parla tanto di parole, di concetti, di sottotesti, di che cosa si sia voluto dire. Come se le canzoni fossero sempre teatro o letteratura, invece non è così. La musica non è più al centro della nostra società e quella delle suonerie dei cellulari è una grave distrazione. Come dicevo già all’inizio della mia carriera, sarei contento e appagato se le mie canzoni fossero molto più conosciute di me». Questo ancora non possiamo saperlo, ma la sua musica continuerà a girarci intorno sicuramente ancora per molto.

9 marzo 2012

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