L’Italia impreparata a fronteggiare la crescita dei poveri
L’analisi in un documento di Caritas italiana: tutte le cifre sono in aumento, a partire dalla richiesta di beni e servizi materiali. In prima linea i Centri d’ascolto delle diocesi. Prioritario il sostegno al reddito di Gigliola Alfaro (Agenzia Sir)
In occasione della Giornata internazionale Onu per lo sradicamento della povertà, Caritas Italiana ha diffuso un documento di analisi del fenomeno della povertà economica e di valutazione delle politiche nazionali di contrasto. È la prima di una serie di pubblicazioni che, nel corso del 2014, approfondiranno il tema della povertà economica in Italia, da diversi punti di vista. All’interno del documento vengono presentati dati aggiornati al primo semestre 2013 sulle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto della Caritas.
Richieste in aumento. Da un monitoraggio sul 24% dei Centri d’ascolto (369 in 53 diocesi), emerge che delle 41.529 persone che si sono rivolte ai Centri Caritas, il 31% sono italiane, il 53,6% sono donne, il 62,4% è disoccupato e il 74,7% ha figli. Solo negli ultimi due anni le richieste di beni e servizi materiali (abiti, cibo, igiene personale) sono passate dal 67,1% al 75,6% delle richieste totali con un incremento dell’8,5%. Per fronteggiare l’aumento delle richieste, risorse aggiuntive sono state messe a disposizione nel 2013 per sostenere gli interventi delle Caritas diocesane per acquisto di beni di prima necessità, contributi al reddito, microcredito, voucher lavoro e sostegno alle esigenze abitative. Solo da giugno a settembre 2013 sono pervenute a Caritas Italiana 22 richieste, finanziate con un importo totale di 600mila euro.
Debolezze e criticità. «Lo scoppio della crisi economica ha colto il nostro Paese impreparato, almeno per quanto riguarda le politiche di lotta alla povertà», denuncia il documento della Caritas Italiana. Infatti, «nello specifico del contrasto alla povertà economica il nostro Paese sconta un certo ritardo, perlomeno rispetto ai Paesi “storici” dell’Unione Europea». Tra i punti di debolezza del sistema, Caritas segnala l’esigenza di un ripensamento complessivo del sistema di servizi e interventi sociali, la complessità del sistema di sostegno socio-assistenziale ed economico alle famiglie, lo sbilanciamento della spesa sociale italiana sul versante previdenziale, la mancanza di una misura universalistica di sostegno economico rivolta a coloro che si situano sotto il livello di minimo vitale. Tra le altre criticità individuate, la chiusura il 31 dicembre 2013 del Programma europeo di aiuti alimentari agli indigenti dell’Unione europea, che potrebbe avere conseguenze molto gravi anche nel nostro Paese da gennaio 2014, il mancato aggiustamento delle pensioni al costo della vita, il taglio alle agevolazioni fiscali del settore non profit, l’incompiuta legge sul sovraindebitamento. Non mancano aspetti positivi, come la proposta di Acli e Caritas italiana dell’introduzione del Reddito d’inclusione sociale (Reis) e il lancio di un’“Alleanza italiana contro la povertà”.
Un’alleanza contro la povertà. Il 2014 sarà, secondo la Caritas, un anno importante per le prospettive delle politiche di contrasto alla povertà nel nostro Paese. In questo senso «le linee indicate dalla prima bozza di legge di stabilità varata dal governo il 15 ottobre scorso consegnano all’attenzione di opinione pubblica e addetti ai lavori un quadro poco rassicurante». Ad esempio, «desta molte perplessità la totale assenza di una misura universalistica di sostegno al reddito». Si auspica a tal proposito che «il dibattito parlamentare possa rifocalizzare l’attenzione su questo tema». Per la Caritas, «sarà di fondamentale importanza sviluppare un’azione di verifica della effettiva realizzazione e implementazione dei diversi ambiti di intervento previsti dalla programmazione economica del governo». Per questa ragione «l’esistenza di una Alleanza contro la povertà in Italia può essere uno strumento importante di advocacy, perché potrà mettere in campo per la prima volta nella storia del nostro Paese una platea di forze sociali (di diversa provenienza) tali da rappresentare un soggetto plurale significativo, diffuso nei territori, capace di valutare effettivamente lo stato di avanzamento dei diversi processi normativi».
18 ottobre 2013