Licia Colò: «Un animale è motivo di amore»
Intervista alla giornalista veronese, conduttrice di “Alle falde del Kilimangiaro”. L’importanza di vivere con un animale e di rispettare la natura di Graziella Melina
Per maggio è prevista la pubblicazione del suo nuovo libro, “C’era una volta un gatto”. Una raccolta di storie «profonde, intense» tra le persone e i loro animali. Licia Colò, giornalista, conduttrice di programmi sulla natura e gli animali (“Geo&geo”, “King Kong”, “Il pianeta delle meraviglie”, e ora “Alle falde del Kilimangiaro”, ormai alla decima edizione) dell’amore per la sua gatta Pupina – scomparsa nel 2006 – aveva parlato la prima volta nel libro “Cuore di Gatta” (Mondadori, 2007). Perché, ha spiegato venerdì 12, alla libreria Editrice Vaticana di via di Propaganda, nel presentare “L’Ottava vita. I nostri animali vivono per sempre” (Mondadori, 2008), «Pupina rappresenta un simbolo per le persone che amano gli animali».
Amante della natura e dell’ambiente, e impegnata nella difesa dei diritti degli animali, nel 2001 Licia Colò ha dato vita al sito www.animalieanimali.it. «Gli animali hanno una funzione assolutamente preziosa – spiega la giornalista veronese –. Un animale è motivo di amore. Per gli anziani, poi, è una funzione di immenso valore. Molte volte, è l’unica compagnia che hanno. È il motore che ti obbliga ad alzarti la mattina, a fare quattro passi, altrimenti staresti da solo, chiuso in casa. Per persone che hanno momenti di tristezza, di depressione, è un essere che non ti tradisce mai, che non ti guarda perché sei bello, intelligente e ricco. Ti vuole bene per quello che sei».
In Svizzera si è tenuto un referendum per istituire l’“avvocato di Fido”. Quanto a tutela degli animali, in Italia come siamo messi?
In linea di massima è aumentata la sensibilità nei confronti degli animali. È migliorato l’interesse dei media nei loro confronti. Un tempo, la violenza sugli animali non finiva sui giornali, adesso sì. Questo è un passo avanti. E poi sono state approvate leggi importanti a loro tutela. Il mio sogno però è talmente oltre, che di strada ancora da percorrere ce n’è ancora tanta.
A proposito di sensibilità collettiva. Secondo un sondaggio realizzato a febbraio dall’Ipsos, la Regione Lazio risulta terza in Italia per numero di cacciatori. Ma il 70 per cento degli elettori si dichiara fortemente contrario. Cosa ne pensa?
La caccia è una specie di lobby che garantisce un sacco di voti, quindi è trasversale. In Italia il numero è ridicolo. Mi fanno tristezza: non è giustificabile minimamente, in una società come la nostra, che ci si possa divertire uccidendo un essere vivente. Prendiamo esempio dalla natura: purtroppo c’è il predatore e c’è la preda. Quando dicono: “il gatto uccide il topo per divertimento”, non è vero! Fa parte di un meccanismo dove la mamma fa vedere al piccolo che deve uccidere il topo. Pensiamo poi all’orca assassina, di cui tanto si è parlato dopo che un esemplare ha ammazzato l’istruttrice in un parco acquatico in Florida. Stiamo parlando di un animale oceanico che fa migliaia di chilometri in mare aperto e che alla fine deve vivere in uno spazio ristretto. È come se noi vivessimo una vita chiusi in ascensore. Ha ucciso con l’istinto che ha quell’animale predatorio. Non possiamo pretendere di fare degli animali quello che vogliamo.
Parliamo di ambiente. In Cina si punta sull’eolico: il paese asiatico ha in programma di trarre almeno il 15 per cento di tutta l’energia da fonti rinnovabili entro il 2020. In Italia si discute invece di nucleare. Lei cosa ne pensa?
Il nucleare potrebbe anche essere una strada percorribile, ma la cosa che non mi trova assolutamente d’accordo è che si pensa di investire nel nucleare non di nuova generazione. Io come Stato investirei molto di più in energie alternative, rinnovabili, dopodiche tenterei un esperimento nel nucleare. Ma è sbagliato dire che il nucleare è pulito e sicuro. Perché sarà pure sicuro, ma pulito non è. Quello delle scorie radioattive è un problema che nessuno sa ancora come risolvere.
E che ne dice a proposito degli ogm e della “patata biotech”?
C’è uno squilibrio. Faccio una premessa: la mucca pazza si è ammalata perché le davano da mangiare cibo di origine animale. La mucca non è un animale carnivoro, ma erbivoro. Ho letto che hanno trovato il vaccino. Ma che importa del vaccino? Basta evitare di dare cibi di origine animale e la mucca non si ammala. Il discorso degli ogm è lo stesso. Non è che non c’è abbastanza cibo nel mondo. Nel mondo c’è tantissimo cibo. È la divisione che è assolutamente sbagliata. Noi buttiamo via quintali e quintali di pomodori, di verdure, di latte. C’è un business dietro. E poi il riso transgenico non ricresce, la patata non ricresce, perché è un seme sterile.
Secondo uno studio pubblicato recentemente dall’Oms, più del 33 per cento delle malattie nei bambini al di sotto dei 5 anni è dovuto a fattori ambientali. La città fa male alla salute, dunque. Cosa si può fare, andiamo tutti in campagna, allora?
Sì, certo, bisogna andare nelle campagne. E secondo me non è una provocazione! Nelle città, si dovrebbe incentivare il trasporto pubblico, seriamente. Non devono essere luoghi intasati di macchine. Si parla di qualità dell’aria accettabile. Ma quando non è accettabile, cosa faccio? Smetto di respirare?
16 marzo 2010