«Lei», la parabola poetica di Jonze

Il racconto emoziona perché i toni futuribili rivelano emozioni e sensibilità senza tempo. Una parabola sofferta e poetica, campanello d’allarme per insane passioni virtuali di Massimo Giraldi

Per primo vediamo Theodore, uomo sensibile e colto, che come professione scrive lettere per altre persone. È un primo segnale, perché la lettera è una forma di comunicazione antiquata al punto tale che molti, appunto, non sanno come servirsene e hanno bisogno di interventi «esterni». Theodore è il protagonista di Lei (Her in originale), storia destinata ad aggiornare la serie di titoli che cadenzano il rapporto tra cinema e tecnologie. Ricordiamo solo Il terrore corre sul filo (titolo americano, più pertinente, Sorry wrong number), 1948, dove lungo la cornetta si svolgeva una drammatica vicenda di tradimenti; e Electric dreams, 1984, dove un computer, andato in tilt, appena recupera le proprie funzioni, comincia a parlare, chiede informazioni al giovane architetto che lo osserva e, soprattutto, si innamora della stessa violoncellista vicina di casa che il ragazzo sta corteggiando da tempo.

Un thriller, una commedia brillante, ora questo film, che fa un ulteriore passo avanti, anzi entra con forza e decisione nella nostra confusa, incontrollabile contemporaneità. Mentre sta vivendo la parte conclusiva del matrimonio con Catherine, Theodore resta affascinato da un nuovo, sofisticato sistema operativo che promette di essere uno strumento unico ad altissime prestazioni. Attiva il contatto e gli risponde una voce che dice di chiamarsi Samantha, dolce e spiritosa. È l’inizio di un’amicizia che si fa sempre più profonda, fino a quando non si trasforma in vero e proprio amore. Spike Jonze è, oltre che regista, un artista americano che si è misurato in vari campi, dai video musicali ai documentari. Sul tema della contaminazione tra le immagini vanno ricordati i film Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee.

«L’idea attuale – spiega – è nata da un articolo che ho letto su internet una decina di anni fa. Parlava di un servizio di messaggistica istantanea che consentiva di chattare con un’intelligenza artificiale.(…) Mi è venuta l’idea di un uomo che incontra un’identità simile dotata di una coscienza, e ho provato a immaginare una storia d’amore tra loro». Ogni avanzamento tecnologico serve a rimetterci di fronte all’eterno dilemma: l’uomo resterà padrone del proprio destino? O forse la macchina prenderà il sopravvento? Anche stavolta lo scenario assume contorni inquietanti. La vicenda di Theodore e Samantha (un uomo e una voce) si svolge sullo sfondo di una Los Angeles spietata e affascinante, dove il futuro è ora e non domani. Il racconto emoziona perché i toni futuribili rivelano emozioni e sensibilità senza tempo. Una parabola sofferta e poetica. Campanello d’allarme per insane passioni virtuali e insieme atto di fiducia nel prevalere della ragione, del cuore, degli affetti a dimensione umana.

17 marzo 2014

Potrebbe piacerti anche