Lectio divina, scuola di Parola

Il cardinale Vallini presenta il nuovo sussidio diocesano pensato per le parrocchie. «Dall’ascolto della Scrittura nasce la chiamata a vivere la comunione e la missione» di Angelo Zema

«Ogni cristiano possa imparare a pregare con la lectio divina in ogni momento della sua vita»: è l’auspicio che il cardinale vicario Agostino Vallini esprime al termine della presentazione dello specifico sussidio diocesano – “La lectio divina: imparare a pregare con la Parola di Dio” – preparato per favorire questa pratica nelle parrocchie e nelle altre realtà ecclesiali di Roma. Un pieghevole che, secondo le richieste che arriveranno dalle parrocchie alla segreteria generale, potrà essere ritirato in Vicariato nelle prossime settimane, mentre il sussidio sarà disponibile sul portale www.vicariatusurbis.org.

È lo stesso cardinale vicario a ricordare, nella lettera di presentazione del sussidio, come si fa la lectio e a incoraggiare l’iniziativa nelle comunità dove ancora non si è intrapreso questo percorso. Per farlo, il cardinale ricorda le parole pronunciate da Benedetto XVI al Convegno diocesano del maggio scorso, quando il Papa sottolineò la necessità di educare le comunità «all’ascolto orante della Parola di Dio, attraverso la pratica della lectio divina».

Eminenza, è un invito naturalmente rivolto a tutti. Quali frutti ne possono derivare?
Dall’ascolto della Parola di Dio nasce la chiamata a vivere la comunione e la missione. Ne abbiamo bisogno tutti. Ne hanno bisogno i giovani in ricerca della loro vocazione nella vita, con l’aiuto di maestri di preghiera per crescere nella dimensione interiore e aprire il cuore al soffio dello Spirito. Ne hanno bisogno i genitori per comprendere sempre meglio il difficile compito di testimoni e di educatori. Ne hanno bisogno i pastori, i consacrati, gli insegnanti, le guide, i laici cristiani impegnati nella società. Solo un costante rapporto con la Parola di Dio nella preghiera fa sì che la fede diventi adulta e capace di illuminare gli altri.

Presentando il sussidio, lei si sofferma sulle finalità e sui contenuti della lectio.
Sì, la lectio è ascoltare Dio che ci parla attraverso la sua Parola. È dedicare un po’ di tempo alla lettura e, mediante la lettura, alla preghiera con la Parola di Dio. Dio che ci parla nelle Sante Scritture è al primo posto. La lectio ci aiuta così a comprendere a poco a poco che non bastiamo a noi stessi.

Quali sono i momenti della lectio?
Ordinariamente si sviluppa attraverso quattro momenti: inizia con la lettura (lectio) del testo biblico, segue la meditazione (meditatio), si passa poi alla preghiera (oratio) a partire dal testo e si conclude con la contemplazione (contemplatio). Momenti non rigidi, che possono intersecarsi l’uno con l’altro, sviluppando un dinamismo interiore che anima la lectio, dall’ascolto alla vita.

Partiamo dalla lettura.
Dopo qualche momento di silenzio e di raccoglimento per creare un clima favorevole alla preghiera, è bene invocare lo Spirito Santo con una preghiera o con un canto. Si comincia a leggere il testo scelto in modo pacato e tranquillo, chiedendosi poi cosa dica il testo biblico. È l’atteggiamento dell’ascolto, proprio come avviene dinanzi ad una persona che parla. Se la lectio è guidata dal parroco, da un sacerdote o da altro animatore, chi guida, dopo una breve illustrazione del testo, inviti i partecipanti ad un tempo di riflessione personale.

Qual è invece lo scopo della meditazione?
Avvicinare la Parola di Dio alla nostra vita. La domanda, quindi, diventa: che cosa dice il testo biblico a noi, a me ? Non si legge il testo semplicemente per conoscerlo, ma perché sia luce per la nostra vita. Sostare dinanzi alla Parola di Dio apre la mente a tanti pensieri. La Parola ascoltata è rivolta a me, ha qualcosa da dire alla mia vita. La voce di Dio chiama alla conversione, vuole condurci ad una maggiore conformità con Cristo.

E il tempo della preghiera?
A questo punto la domanda è: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua parola? È il momento nel quale, dopo aver ascoltato, l’uomo risponde a Dio e gli parla. Gli dice il proprio assenso e insieme chiede l’aiuto della grazia per realizzare la Sua volontà. Nella parola rivolta a Dio è compresa anche l’intercessione per altri, perché Dio li illumini nel cammino.

Infine, la contemplazione.
In quest’ultimo momento della lectio divina assumiamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore? Man mano che maturerà l’esperienza della preghiera ci si accorgerà che diventa meno importante comprendere ogni volta qualcosa di nuovo. Crescerà invece il desiderio di contemplare l’opera già compiuta da Dio. Gli antichi autori chiamavano questo momento contemplatio. Proprio perché la Parola del Signore ha posto radici nel nostro cuore, produrrà frutto nella vita quotidiana. Scopo della lectio, infatti, è la trasformazione dell’essere e dell’agire, resi nuovi dallo Spirito Santo. Se la lectio divina è fatta in gruppo, sarà bene concluderla invitando i presenti ad elevare al Signore intenzioni di preghiera per la comune edificazione.

11 novembre 2009

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