Le suore Clarisse e i giornalisti in dialogo

L’incontro di riflessione su “Comunicazione e clausura” nel monastero di via Vitellia: «La mistica cristiana e il rapporto diretto con sé e con Dio», quali ricette per uscire dal disorientamento della società da Agenzia Sir

«Ci rivolgiamo alla società» per «proporre la nostra esperienza di comunione con l’Assoluto e di comunicazione con tutti gli uomini di qualunque orientamento e credo politico e religioso». Questo uno dei passaggi del messaggio che la Comunità delle Clarisse di Roma ha rivolto alla società durante l’incontro “Comunicazione e clausura”, che si è svolto giovedì 26 giugno nel loro monastero (www.aclarisse.com). «Riteniamo – si legge nella nota – di fondamentale importanza questo incontro per far conoscere il valore della mistica cristiana, l’importanza del rapporto diretto con sé stessi e con Dio, che aiuta l’uomo a sciogliere il nodo di angoscia e di solitudine che lo disorienta. Questo invito lo proponiamo alla sensibilità di quanti ci sono più vicini, perché si facciano ripetitori universali del nostro messaggio». Le grate, il silenzio e il nascondimento non escludono «che talvolta – scrivono le monache – quando ne valutiamo l’utilità accettiamo di buon grado di emergere per un momento dal nostro mondo di luce e di quiete, di travaglio e di dolore, per manifestare la nostra vita servendoci degli ordinari mezzi di comunicazione. La proclamazione da parte dell’autorità Pontificia, della nostra fondatrice Santa Chiara d’Assisi, quale patrona della televisione, il 14 Febbraio 1958, è un invito implicito a valorizzare con discrezione e nella fedeltà alla nostra scelta prioritaria questi mezzi».

«Provo grande emozione e curiosità». Così Sandro Curzi intervenendo all’incontro, presso la Comunità delle Clarisse di Roma. Lucia Annunziata, che ha moderato l’appuntamento, ha ribadito: «Le suore rappresentano una parte viva della Chiesa, sono il segno dell’intelligenza femminile». «Il mondo – ha sottolineato Sandro Curzi – sta andando alla deriva dominato dalla paura, dall’orrore, dalla volgarità, ma soprattutto dall’indifferenza. Venendo da storie diverse dobbiamo trovare dei momenti d’intesa per affrontare il presente. La reciproca conoscenza è la strada per un autentico dialogo, soprattutto perché viviamo in un momento di grandi e profonde lacerazioni». «La reciproca conoscenza – ha sottolineato Oliviero Beha – è la strada per un autentico dialogo, soprattutto perché viviamo in un momento di grandi e profonde lacerazioni». «Stiamo vivendo un grande paradosso, mentre il mondo si chiude, le Clarisse aprono le porte». «L’unico modo per salvare l’informazione è partire dall’interiorità». «Perché – ha concluso Beha – l’informazione sta diventando sempre più pubblicità». Il rabbino di Roma Riccardo Di Segni, nel messaggio di augurio che ha fatto pervenire ha sottolineato: «L’impegno, la sensibilità, la curiosità e il rispetto per la diversità», che la comunità ha sempre mostrato verso la comunità ebraica di Roma.

«Se San Paolo fosse vivo sarebbe stato un giornalista». A parlare è suor Beatrice Salvioni, Figlia di San Paolo, intervenuta all’incontro nel Monastero di via Vitellia. «Usare i mezzi di comunicazione è una sfida per annunciare il Vangelo», ha detto. «Tutto quello che è bello deve essere oggetto di pubblicazione. L’uomo ha bisogno della bellezza – ha concluso la Paolina – per riuscire a tirar fuori il meglio da sé. In tal senso il Vangelo offre la strada per essere felici». Umberto Nardi, docente di all’Università Sacro Cuore di Roma ha messo in evidenza come «la suora non fugge dal mondo, ma con la preghiera, la meditazione e il lavoro è una risorsa importante». «Sono – ha concluso – una forza viva che comunica con il pensiero e l’anima». Il regista Francesco Maselli ha aggiunto: «Dobbiamo partecipare alla trasformazione del mondo, ognuno con il proprio carisma. È una sfida cambiare il mondo, ma dobbiamo lavorare per tentare di farlo. Ci sono delle componenti della società che si incontrano nella voglia di liberare il mondo dall’orrore e dall’egoismo». Suor Beatrice Riggio ha infine evidenziato: «Questo incontro vuole essere un invito alla reciproca conoscenza, a tendersi la mano, mente e cuore allo scopo di raggiungere una nuova e più profonda chiarezza alla nostra vita e al nostro impegno sociale».

1 luglio 2008

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