Le Sibille di Raffaello a Santa Maria della Pace
di Marco Frisina
Il gioiello architettonico di Santa Maria della Pace è come uno scrigno barocco che contiene la struttura quattrocentesca voluta da papa Sisto IV. Entrando, a destra, c’è la Cappella Chigi, che porta sulla parete esterna i preziosi affreschi di Raffaello che raffigurano i Profeti e le Sibille. Anticamente quest’affresco era l’unica opera di Raffaello visibile al di fuori delle stanze vaticane, che non potevano essere ammirate da tutti, e questo fece sì che molti artisti vedessero in questi affreschi un modello dell’arte del Sanzio. Le Sibille sono le «profetesse» del mondo pagano che ebbero la grazia di prevedere la redenzione di Cristo, sono immagini note nel mondo medievale e recuperate nell’iconografia rinascimentale. I Profeti e le Sibille sono i protagonisti della volta michelangiolesca della Sistina e anche qui sono rappresentati come le voci misteriose che annunciano il Cristo venturo e che ricongiungono in modo straordinario il mondo pagano con il cristianesimo. Il confronto degli affreschi di Raffaello con quelli di Michelangelo è interessante in quanto i due linguaggi sono totalmente diversi. Là dove Michelangelo è potente ed epico, Raffaello è lirico ed elegante; lì dove quello è scultoreo e potente, questo è morbido e sfumato. La grande stagione rinascimentale della Roma del ’500 viveva queste straordinarie ricchezze artistiche, aveva la possibilità di confronti come questi che rimangono per noi una testimonianza incredibile di fede e arte da parte di artisti eccezionali.
30 novembre 2009