Le «Domus ecclesiae» a Dio Padre Misericordioso

Un nuovo progetto pastorale a Tor Tre Teste. L’idea: costituire piccole comunità dedite alla preghiera, alla catechesi e alla condivisione. Perno dell’iniziativa è la famiglia, ponte con la parrocchia di Antonella Gaetani

Si spiegano le vele della chiesa di Dio Padre Misericordioso per un nuovo progetto di evangelizzazione. La parrocchia del quartiere di Tor Tre Teste, con l’edificio di culto inaugurato nel 2003 e ideato dal celebre architetto americano Richard Meier, è infatti la promotrice del progetto Domus ecclesiae. Un’iniziativa lanciata per creare piccole comunità dedite alla preghiera, alla catechesi e alla condivisione.

E così, su proposta del parroco don Federico Corrubolo, già sei famiglie di operatori pastorali hanno accettato di costituire nelle loro case, dopo un’elezione nella comunità, una sorta di piccola «cellula» cristiana a base condominiale. Queste «domus» sono distribuite nelle varie zone pastorali. È una proposta che ricalca quell’esperienza di Chiesa propria delle prime comunità cristiane. Una rifondazione a partire dalle origini. Compito di queste realtà è ricreare delle piccole cellule cristiane che ruotano intorno a tre assi: carità, catechesi, liturgia. Dunque, un nuovo cantiere si apre nella zona. Questa volta per costruire delle «chiese domestiche» che possano sfidare le fragilità del nostro tempo. «Mentre la famiglia – spiega don Santino Quaranta, vicario parrocchiale di Dio Padre Misericordioso – è attaccata da più parti e indebolita al suo interno, la Chiesa torna a puntare proprio su di lei per la nuova evangelizzazione». Un cammino che riprende le linee guida proposte nel documento della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020 «Educare alla vita buona del Vangelo». Itinerari che si muovono nel solco delle indicazioni della diocesi sull’iniziazione cristiana, come chiarisce il parroco don Federico Corrubolo: «Si propone la lettura del Vangelo e la preghiera. Le famiglie incaricate di ospitare queste “domus” sono invitate a una libertà di iniziativa secondo la loro creatività».

Spazio, dunque, al coraggio, per affrontare il mare aperto e muoversi con disinvoltura anche in acque agitate. «Attraverso questa iniziativa, inoltre, può aumentare la solidarietà tra le famiglie, anche in quelle meno assidue della Chiesa», sottolinea il parroco. Un cantiere pastorale che vede la formazione spirituale e catechetica al primo posto con l’adorazione eucaristica settimanale in chiesa e la lettura del libro di Benedetto XVI «Gesù di Nazareth». Spina dorsale del progetto è la preparazione dei formatori. «L’obiettivo – prosegue ancora il parroco – è di affidare a queste famiglie la catechesi, in particolare quella che riguarda la fascia zero-otto anni. Quindi pre e post-battesimale, che precede la formazione alla prima comunione e che sta diventando la frontiera dell’evangelizzazione nella nostra realtà ecclesiale». Fare della “domus” una comunità viva che ogni giorno si ponga accanto alle famiglie e offra un aiuto concreto anche nelle difficoltà quotidiane, diventando il ponte tra la parrocchia e le famiglie. Su questo punto si è soffermato anche il vescovo ausiliare per il settore Est, Giuseppe Marciante, nell’omelia per l’ottavo anniversario della dedicazione della chiesa, lo scorso 26 ottobre. «È dal Vaticano II che si è tornato a parlare del ruolo della famiglia e della missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo, in cui i laici hanno un ruolo di primo piano». Si salpa, dunque, per una nuova missione oltre le colonne d’Ercole del nostro tempo.

29 novembre 2011

Potrebbe piacerti anche