L’Azione cattolica contro l’illegalità

Il convegno organizzato dall’Ac del Lazio in Campidoglio. Il procuratore De Ficchy: «Per combattere le organizzazioni criminali bisogna sequestrare e confiscare i beni e i patrimoni dei mafiosi» di Giorgia Gazzetti

“Rifiutare l’illegalità, impegnarsi per la giustizia. L’Ac in dialogo per il bene comune nel Lazio” è l’incontro pubblico promosso, sabato scorso (23 gennaio 2010), dalla Delegazione regionale del Lazio e la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica, in preparazione alla 46ª Settimana Sociale dei cattolici italiani che si terrà, a Reggio Calabria, dal 14 al 17 ottobre 2010. Sono sedici le tappe tematiche e territoriali in cui si articola il percorso che l’Ac sta realizzando, in tutto il Paese, in vista dell’importante appuntamento ecclesiale. Protagonista del nono incontro, l’Azione Cattolica del Lazio che ha scelto come tema di riflessione i binomi legalità/illegalità, giustizia/ingiustizia, impegno/disimpegno. «Sperimentiamo ogni giorno – si legge in una nota dell’Azione Cattolica Lazio – che educare significa fare il difficile sforzo di richiamare alla coerenza tra ciò che si esprime all’esterno e ciò che si vive, al rifiuto totale di ogni forma di illegalità. Se a questa prospettiva “etica” – proseguono gli organizzatori dell’incontro – vanno richiamati tutti i cittadini, a maggior ragione è richiamato chi rappresenta le istituzioni nazionali e locali», perché la «“questione legale” come la “questione morale” è la questione di un’ampia e consapevole conversione al bene comune dei nostri stili di vita».

Legalità a 360 gradi, dunque. Non solo come rispetto delle regole che la società si è date ma anche come movimento culturale e morale che coinvolga tutti, cittadini e pubblici amministratori, a risvegliare le coscienze. È stato questo il clima della tavola rotonda, moderata dal giornalista Rai Giovanni Anversa, e animata dal dibattito tra monsignor Lorenzo Chiarinelli vescovo di Viterbo e vice presidente della Conferenza episcopale del Lazio; il sociologo Roberto Cipriani, professore all’Università Roma Tre; Bruno Astorre, presidente del Consiglio regionale del Lazio; e Luigi De Ficchy, procuratore capo di Tivoli.

«Sono 30 anni che la criminalità organizzata – dichiara il procuratore De Ficchy – è radicata nel nostro Paese, facendo affari sia in Italia che all’estero. Resto ogni volta sorpreso nel sentire parlare di emergenza criminalità. Al contrario di quanto continuano a sostenere media e istituzioni, il fenomeno non è minimizzabile da almeno tre decenni. Sono dell’idea – prosegue De Ficchy – che bisogna lavorare in rete e appoggiarsi a realtà associative come l’Azione cattolica e Libera, radicate nei territori e vicine alla gente. Bisogna prevenire e poi contrastare. E smetterla di agire solo sulla spinta emotiva, dopo che i fatti criminali sono avvenuti».

«L’unico modo per combattere le organizzazioni criminali è sequestrare e confiscare i beni e i patrimoni dei mafiosi». Affermazione del procuratore capo De Ficchy appoggiata da tutti i relatori presenti e dalla numerosa platea di giovani e di adulti che hanno preso parte all’incontro. Concetto che ha trovato conferma anche nelle parole di Astorre: «Con la Legge 24 sui beni confiscati alla mafia, approvata con voto unanime il 30 settembre scorso dal Consiglio della Regione Lazio, abbiamo istituito una Agenzia regionale per la gestione degli immobili e due fondi di rotazione al fine di favorire l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia». Solo nel Lazio, i beni confiscati alle organizzazioni criminali sono 328 per un valore stimato pari a circa 100 milioni di euro. «Siamo molto orgogliosi dei risultati ottenuti fino ad ora – aggiunge il presidente del Consiglio regionale del Lazio – ma il nostro prossimo obiettivo è quello di ridurre le procedure di assegnazione per il loro riutilizzo a fini sociali. E la Casa del Jazz, il Gabbiano, il Nuovo Cinema Aquila sono esempi concreti del nostro operato e uno stimolo a fare sempre di più per combattere il fenomeno criminalità e, contemporaneamente, favorire la nascita di realtà sociali e culturali che prendono vita proprio dalle ceneri delle proprietà dei mafiosi».

Come ha ricordato don Alfredo Micalusi, assistente ecclesiastico unitario Ac regionale, dopo la lettura del brano tratto dal Vangelo di Luca (19,1-10) sull’episodio dell’incontro tra Gesù e Zaccheo «bisogna guardare con simpatia e amore anche chi è ridotto ad una bassa statura, cioè ad un’umanità ridotta. Dobbiamo aiutare gli uomini di bassa statura – conclude don Alfredo – a recuperare, come Zaccheo, il senso della responsabilità e il residuo di umanità che ancora hanno. E questo è possibile soltanto camminando al fianco di queste persone, garantendo loro anche la sicurezza economica e sociale di cui, spesso, sono privi».

25 gennaio 2010

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