Lavori nelle prefetture, interventi con le sintesi

Presentati nella basilica di San Giovanni in Laterano i contenuti delle riflessioni proposte mercoledì nelle assemblee di zona: preghiera e accoglienza di Federica Cifelli

Un ritorno alla centralità della preghiera basata sull’ascolto e sulla meditazione della Parola. Una maggiore cura delle liturgie domenicali. Uno spirito di accoglienza da esprimere come «vero e proprio ministero o servizio» verso chi vive ai margini delle comunità parrocchiali. Sono solo alcune delle indicazioni emerse dai lavori di prefettura presentati venerdì a conclusione del Convegno diocesano, nella basilica lateranense. Settore per settore, i rappresentanti hanno illustrato all’intera comunità diocesana, riunita intorno al cardinale Vallini, nodi critici e prospettive per un cammino di autentica corresponsabilità tra pastori e laici, ma anche, all’interno della stessa parrocchia o prefettura, tra le diverse forme di aggregazione presenti.

Per il settore Nord, Paola Lamartina ha segnalato anche «la necessità di attivare un circolo virtuoso di collaborazione tra le parrocchie e gli uffici del Vicariato, per realizzare una vera pastorale integrata». Centrale in questo senso il ruolo delle prefetture, ha riferito per il settore Centro monsignor Matteo Zuppi. Mostrare il volto di una Chiesa «alla ricerca di autenticità, vicina alla gente»: questo, nelle parole del sacerdote, uno degli obiettivi centrali della verifica appena iniziata. In particolare nelle parrocchie e nelle prefetture del centro, viste come «laboratorio della comunione, a cominciare dall’accoglienza». Verso gli immigrati, i lavoratori dei tanti uffici e negozi, ma anche versoi giovani, per i quali «occorre approfondire una pastorale di insieme con le rettorie e con la pastorale universitaria e giovanile». Superando una certa «distanza di linguaggio», ha evidenziato nella sua relazione anche Paola Lamartina, con una proposta evangelica «appassionante».

È ripartita dal Sinodo e dalla Missione cittadina in preparazione al Giubileo del 2000, «due grandi momenti di comunione di tutta la Chiesa di Roma», la riflessione proposta da Antonella Ridolfi per il settore Ovest. Di qui la forte sottolineatura sul tema della formazione dei laici, che deve scaturire in «esperienze significative di fede, mostrate da testimoni credibili». Le sfide della società «dovrebbero poter risuonare all’interno della Chiesa per suscitare domande di vita vera a cui solo la fede sa dare una risposta». Ineludibile il riferimento alle giovani generazioni, per le quali, hanno riferito, «occorre formare animatori, educatori e sacerdoti che sappiano coinvolgerli ad essere realmente costruttori della propria vita e che non abbiano paura di proporre loro mete elevate». Rimandano all’esigenza di «una più seria formazione biblico-teologica che aiuti i laici a prendere coscienza dell’essere Chiesa» gli interventi registrati nel settore Est, su cui ha riferito Tonino Califano. «Non si chiede ai laici – ha sottolineato – di essere dei “piccoli” teologi ma di “pensare” teologicamente la propria identità, il proprio agire pastorale». Sia dentro che fuori dalla parrocchia. Di qui l’invito a valorizzare la loro «peculiare vocazione alla secolarità», da esprimere anche nei diversi organi di partecipazione ecclesiale. Tra le strade concrete, quella indicata da don Fernando Altieri, portavoce del settore Sud: «Rendere la parrocchia una casa accogliente per tutti, stringendo alleanze» con le famiglie, con le scuole, con il territorio.

30 maggio 2009

Potrebbe piacerti anche