L’amore infelice e le proiezioni degli innamorati

di Angelo Peluso

Spesso ci si innamora non dell’altro, ma di come vorremmo che fosse. La diversità in questo modo diventa fonte di ansia, di incertezza e di paura di perdere la propria identità, con la conseguenza di somatizzare l’angoscia di smarrirsi nel buio. Accettare le proprie debolezze e le proprie speranze nascoste diventa quindi un punto di forza, un mettersi a proprio agio con se stessi e, conseguentemente, nei confronti del partner e delle sue richieste, senza recitare ruoli che non si sentano propri – per piacere a tutti i costi – e fare contro voglia cose che sono lontane dal proprio modo di essere, per sentirsi più forti e più protagonisti. In questo contesto essere creativi significa, al contrario, riuscire a coinvolgere il partner nei nostri desideri segreti e vivere insieme momenti di una regressione, cosiddetta “infantile”, per recuperare le nostre potenzialità nascoste.

Un rapporto d’amore infatti è anche un rapporto infantile: cosa c’è di meglio del rivivere emozioni infantili per alimentare il desiderio, la voglia di stare vicini, il toccarsi? Un uomo e una donna nel loro incontro, si portano dietro il loro vissuto storico e le conseguenti scelte sui grandi temi della vita come la religiosità, il modo di affrontare i piccoli e grandi eventi, il senso della morte e della nascita: insieme devono trovare ideali comuni o un rispetto vero per gli ideali non condivisi dell’altro.

“Le corazze” portano a “non vivere” i sogni, impedendo la loro nascita. In un’ottica di contenimento emotivo il sognare è considerato come segno di immaturità, e quindi questa funzione viene bloccata o non trasmessa all’altro. «L’uomo del XX secolo – diceva Pirandello – non fa altro che costruirsi una personalità illusoria: crede di essere quello che non è e non si accorge di come in lui giochi l’influenza alienante della società, che lo costringe a mentire a se stesso e ad adattarsi alla ideologia dominante, impedendogli, così, di conoscere la sua vera individualità».

Numerosi sono i contenuti da proporre in un itinerario che educhi la coppia alla socialità. Sono molto noti i danni causati dall’appoggiarsi su un’altra persona, negando la sua identità e ricoprendola di falsi bisogni e aspettative. L’incontro sbagliato non sempre è colpa del destino, un amore talvolta può nascere per sfida, ma non può essere basato sulla sfida continua: il punto più importante su cui costruire una relazione positiva e rappresentato dalla capacità di vivere una relazione intima senza tensioni e senza maschere.

L’intimità si comincia a viverla all’interno della nostra famiglia sin da piccoli, ma non sempre riceviamo dei messaggi positivi dal modello relazionale della coppia genitoriale. Molto spesso si vive con difficoltà ogni relazione interpersonale proprio per la paura e per l’incapacità di stabilire i confini con l’altro; molte patologie della sessualità sono dovute proprio alla paura dell’intimità, alla preoccupazione che l’altro possa invadere il nostro spazio personale e il non essere capaci di gestire questa nuova relazione.

La storia di un uomo e una donna è la storia di un legame che ha creato sentimenti, complicità, solidarietà, condivisioni, angosce, illusioni. Il divorzio psichico al contrario è il risultato di un graduale distacco dagli investimenti emotivo-affettivi e dal progetto di vita un tempo coltivato. La storia di una coppia è legata ad una serie di intrecci, ma gli stessi sintomi di malessere nascono da questa realtà: la felicità e le soluzioni al dolore della solitudine si costruiscono infatti sulla capacità di sciogliere i nodi della staticità egocentrica e sul rendere visibile la gioia dell’essere in due.

Fantasia e imprevedibilità aiutano certamente a dare quel fascino di piacevole mistero al cammino insieme. È talvolta importante riannodare i fili della propria storia d’amore ripartendo dall’incontro e dal significato che aveva quel contesto per ognuno dei due. La nostra vita è la storia di tanti incontri e di tanti addii, ma tra le tante occasioni perdute e la fortuna rincorsa, c’è anche la primavera eterna che possiamo avere solo «sapendo incontrarci con un altro diverso da noi», «sapendo amarlo per come è», sapendo dire addio a identità non autentiche, costruite su falsi miti e modelli, sapendo costruire un progetto che non rinneghi il passato, anche quando è stato doloroso, ma integri i «ieri, oggi e domani di entrambi i partner».

15 maggio 2010

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